Sala duetta con Mahmood che fa lo spot alle periferie

Il cantante: «Gratosoglio per me è meglio del centro Sono pro musica italiana e con chi aiuta i migranti»

Sala duetta con Mahmood che fa lo spot alle periferie

«Il Gratosoglio? É sempre stata casa a 360 gradi e l'ho sempre vissuto come un posto sicuro. Casomai mi sentivo meno a mio agio quando andavo in centro, con tutta quella folla». Il Comune ha trovato l'uomo giusto per risollevare l'opinione (e il morale) di chi vive nei quartieri difficili. Mahmood intervistato ieri sera dal sindaco (in camicia e jeans) sul palco del Rocket ai Navigli è nato e cresciuto al Gratosoglio e difende le proprie origini. Di più, il vincitore del Festival di Sanremo con «Soldi» (che ha cantato a cappella per i fan in sala) ha «ringraziato tanto» la periferie, Milano sud e pure «Atm perchè ho scritto quasi tutte le mie canzoni sul tram 15, l'autobus 79, ha un grandissimo potenziale di ispirazione». Beppe Sala con una battuta lo arruola per far digerire la stangata in arrivo ai milanesi: «Potresti fare l'assessore ai Trasporti visto come parli con scioltezza dei tram. E visto che dovremo aumentare il prezzo se vuoi portare avanti tu la questione..».

Il duetto Sala-Mahmood ha toni soft, il tema politico si sfiora per pochi minuti. Il 26enne con mamma sarda e papà egiziano il giorno dopo la vittoria a Sanremo è stato adottato dalla sinistra come modello di integrazione, specie dopo che Matteo Salvini aveva scritto sui social che la canzone non gli piaceva (ma gli ha scritto subito un sms per precisare che era un giudizio solo musicale»). É Mahmood a invertire i ruoli e fare una domanda al sindaco-intervistatore: «Come possono i giovani avere fiducia nella politica?». Sala approfitta per ricordare la marcia antirazzista del 2 marzo, sostiene che le questioni fondamentali del momento sono «l'ambiente e l'equità sociale», raccomanda ai giovani di «incalzare e cercare di essere parte attiva, da parte mia - dice - farò il possibile perchè abbiate spazio». Stuzzica l'artista a definire invece il profilo politico «non lontano anni luce da te». La risposta ha il sapore anti leghista: «Tra tutte le critiche in questo periodo mi sono sentito dare dell'immigrato. Io sto dalla parte della vita in generale, quando senti la storia di una mamma incinta che deve affrontare un viaggio da sola in treno e viene aiutata dagli italiani a partorire (è la storia di Fathma, la profuga che lo scorso febbraio è stata mandata via dal Cara di Porto in Puglia, ndr.), ecco io mi sento più dalla parte di quegli italiani». Sala lo definisce «profondamente milanese». Il titolo della serata, come un brano del cantante, è «Milano good vibes», e Mahmood ribadisce che Milano sud «è stata fonte di ispirazione», ma anche le melodie ascoltate da bambino si ritrovano nella sua musica. La mamma sarda gli faceva ascoltare Battisti e De Gregori, il papà in auto i cantautori arabi». Ma di dichiara «molto pro musica italiana, ci sono molti cantautori che hanno voglia di fare e hanno talento». Sala gli fa una carrambata e mostra una foto recuperata dalla maestra dell'asilo a indirizzo musicale.

Mahmood al sindaco chiede un impegno a «garantire più corsi di musica nelle scuole». Ai giovani dice di «studiare sempre, se uno ha una passione e si impegna le cose arrivano. Spero di essere un esempio positivo per chi come me ha ricevuto tante batoste. Mai dire mai».

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