Mea culpa sugli errori fatti in piena emergenza Covid, stoccate al governo e una «sofferenza enorme» che oggi farebbe puntare i boomakers sulla non ricandidatura. «Mi sono comprato una bici da corsa e rifletterò in sella durante le vacanze liguri» ha raccontato Beppe Sala in un'intervista a Selvaggia Lucarelli ieri su Tpi.it. Trapela una grande amarezza. L'emergenza virus (per ora) sembra passate, c'è l'incognita di una seconda ondata e «gli scienziati non sanno molto e parlano tanto in un momento in cui bisogna parlare poco. Se potessi tornare indietro, non parlerei un sacco di volte anche io» confessa Sala. Ripercorre tanti errori commessi. Ammette di essersi «espresso male» quando disse «torniamo a lavorare» ai dipendenti in smart working («come se da casa non si lavorasse, dovevo dire in ufficio»). Per quella frase è stato travolto dalle polemiche. É stato accusato di passare troppo tempo sui social, i videomessaggi del «Buongiorno Milano» dall'Idroscalo o dall'Arena civica mentre i commercianti in ginocchio protestavano in piazza sono diventati un boomerang: quei video quotidiani «hanno avuto un senso nellla fase in cui tutti erano a casa e aspettavano che li informassi, poi l'ho tirata per le lunghe e forse non ce ne era più bisogno» ammette.
É il giorno dell'autocritica. Col senno di poi riconosce che è stata «troppo autoreferenziale» pure la foto sul Duomo con le Frecce tricolori alle spalle, «tornassi indietro non la posterei mai. Forse non trovo la misura, non è più tempo di cazzeggio». Gli «hanno fatto un c.» per la foto su Instagram mentre legge il libro che ha appena pubblicato, si è «espresso male» nella polemica contro la Sardegna che voleva chiudere le porte ai turisti milanesi. Instagram dice «mi piaceva e mi ha attirato anche delle simpatie ma con il lockdown l'ho usato per fini politici e ora sono in una grande difficoltà». Errori di calcolo, che sono costati caro. «Stavo chiudendo un mandato molto bene e mi sono ritrovato con giudizi ripensati in funzione di quella che è stata la situazione del Covid. Sono mesi di sofferenza enorme, sono uno con un grande equilibrio psicologico perché ne ho passate tante nella vita ma è la prima volta in cui dormo male e soffro». Non è più d'altra parte la Milano internazionale e delle week, ma una città da ricostruire come se fosse stata bombardata da un nemico invisibile. «Ero arrivato a 62 anni senza il problema dell'insonnia, ora mi alzo, ho pensieri, non riesco a liberarmene» spiega.
Non risparmia il governo, anzi: «Sarebbe pure dalla mia parte, ma non ha una linea chiara. Avrà una montagna di soldi da investire e dovrà decidere come. Ad oggi però abbiamo visto una piccola parte di quello che andava fatto, ovvero quella assistenziale, non si vede è il piano a lungo termine». E sulla scuola «le direttive del governo e della regione sono molto generali. Non so quanti posti avrò all'asilo con i limiti e le distanze, le famiglie si arrabbieranno ma io non posso moltiplicare lo spazio. Vedo tutto molto complesso e per risolverlo bisogna avere ministeri solidi». Ha già sollecitato più e più volte un rimpasto al governo Conte. Proiettato sullo scenario nazionale, matura forse l'idea di un nuovo movimento socialista, permeato di pensiero cattolico e molto ambientalista. Anche ieri infine sui social è stato massacrato per quella che sembrava una gaffe, o sarebbe grave. «Al Corvetto c'è un mix sociale esplosivo e la metropolitana che non arriva rende più complessi i trasporti» avrebbe risposta ad una domanda. «É così "ossessionato" dalle periferie da non sapere nemmeno che in Corvetto c'è una stazione metro da decenni» ironizza il presidente del Municipio 4, Paolo Bassi. Ma Sala precisa di «aver risposto distrattamente eh sì a considerazioni sul Corvetto, ho deciso di portare gli uffici del Comune lì anche perché a due passi dalla fermata della metro».
«Ogni volta che Sala parla sembra aver voglia di fare il ministro di un altro esecutivo - commenta l'eurodeputato Fdi Carlo Fidanza -. Se è amareggiato lui col suo governo, figuriamoci quanto lo sono i lavoratori senza cassa integrazione, imprenditori e professionisti abbandonati, famiglie con i bimbi a scuola». E il commissario milanese della Lega Stefano Bolognini sottolinea che «Sala è stanco e non vuole più fare il sindaco, ce lo dice lui ma l'hanno capito da mesi i milanesi che da marzo aspettano invano dalla giunta un segnale forte far riprendere la città, ma sono arrivate solo piste ciclabili e monopattini. Milano vuole ripartire e serve un passo diverso». In questo clima il centrodestra scalda i motori per accelerare la campagna del 2021.
Il leader della Lega Matteo Salvini, che sarà questa mattina alle 11 al gazebo di via Grosotto accanto all'Iper Portello, ha già incassato da due manager, con profili e storie molto simili (50enni, sposati e con figli, impegnati nel sociale), la disponibilità a candidarsi, ma potrebbe sondare ancora il rettore del Politecnico Ferruccio Resta. Per ora ha detto no, ma chissà.
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