Cronaca locale

Sangue nella via dell'happy hour

Sangue nella via dell'happy hour

Porta Romana, già cantata da Giorgio Gaber, è uno dei luoghi più caratteristi di Milano, vecchi palazzi, case popolari, è ora uno dei centri della movida cittadina. Soprattutto per i bar e ristoranti, di tutti i tipi che si inseguono a pochi metri di distanza l'uno dall'altro. Il luogo ideale per passare la serata, e difatti la zona comincia ad affollarsi intorno alle 19.30. Giusto quando i killer hanno iniziato la loro mattanza.
Via Muratori, uno scooter che frena di colpo, il passeggero che salta a terra, poi la raffica di colpi, 7 o 8, forse l'intero caricatore della pistola. Le vittime designate Massimiliano Spelta, 43 anni, e la sua compagna dominicana, Carolina Sulejni Pajiano Ortiz 21, tentano un'inutile fuga, inseguite e abbattute con freddezza da un killer spietato quanto abile. Miracolosamente illesa, schiacciata sotto la mamma ferita, la figlia di un anno. E mentre iniziano a rimbombare le detonazioni la strada piomba nel panico e nel caos. La gente fugge, qualcuno si getta a terra al riparo delle auto in sosta, senza capire chi stia sparando e a chi. Poi un silenzio, irreale. Quindi il rombo del motore spinto al massimo dei giri, l'omicida balza sul sellino, la sgommata e lo scooter che zigzagando si allontana imboccando viale Monte Nero.
«Pensavo di aver visto tutto nella mia vita», ha commentato Manuela Di Nardo, 45 anni, istruttrice di nuoto, una delle prime ad accorrere e a prendersi poi cura della figlia delle vittime «Sembrava una scena da cinema, da Far West». Un po' alla volta accorrono altre persone. Luigi, 68 anni, ha lo studio di geometra proprio di fronte a dove sono cadute le due vittime. «Ho sentito la raffica dei colpi e sono sceso. Una scena terribile, lui non si muoveva più, credo fosse già morto. Lei invece si agitava ancora, ma si capiva che stava ormai perdendo conoscenza. Non prima però di aver avvolto la figlia in un abbraccio protettivo. Non scorderò mai quel visetto terrorizzato che si stava coprendo del sangue della madre».
Nel giro di pochi istanti la strada è piena di lampeggianti, l'area delimitata dalle strisce bianche e azzurre della polizia. Il 118 porta via la donna - ancora viva anche se gravissima, ma che morirà poche ore dopo in ospedale - e la bambina. Sull'asfalto il corpo di Spelta. Compaiono gli uomini della scientifica con le loro inconfondibili tute bianche. Si aggirano sulla scena del delitto, cercano bossoli, tracce, indizi. Attorno, si va assiepando una piccola folla di curiosi. Domande che si incrociano, qualcuno informa il vicino, qualcun altro racconta quel che ha visto. Tra i sentimenti domina lo stupore per un'esecuzione di questo tipo proprio in Porta Romana.

«Mai successo nulla del genere, è una zona tranquilla» dicono i residenti scesi in strada dopo gli spari.

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