L'obbligo di ripulire le facciate, previsto dall'articolo 11 del nuovo regolamento edilizio - attenzione il documento licenziato dalla giunta il 13 dicembre deve ora affrontare l'esame del consiglio comunale - dei palazzi imbrattati o semplicemente sporchi è «una forma di tassazione indiretta». La norma («i proprietari hanno l'obbligo di mantenere le costruzioni in condizioni di agibilità, di decoro, di idoneità igienica e di sicurezza socio ambientale, assicurando tutti i necessari interventi») viene letta come una resa da parte dell'amministrazione rispetto alla piaga dei graffiti. Un fenomeno che affligge tutte le grandi città e che Milano combatte da decenni, in vari modi, senza essere però ancora riuscita a risolverlo. «Questa è una resa» commenta il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici: «di fronte all'incapacità del Comune di venirne a capo che si fa? Si obbligano i proprietari a pagare le spese della pulizia. Ma il ruolo del pubblico dovrebbe essere quello di prevenire, di impedire che ciò avvenga». Come? Basterebbe vietare la detenzione e l'uso dei bombolette spray durante i cortei - il ragionamento - esattamente come si vieta il possesso delle armi negli stadi. Oppure modificare in parte i percorsi delle manifestazioni: «ci sono vie che vengono letteralmente martoriate perché teatro di ogni corteo» continua Colombo Clerici. E la colpa sarebbe dei privati? I cittadini devono essere costretti a sborsare migliaia di euro ogni volta per colpa delle mancanze del Comune? «Il pubblico dovrebbe sollevare dal danno i privati e invece si scarica su di loro quello che dovrebbe essere pagato dalla collettività» osserva Assoedilizia. Un costo che si aggira tra i 30 e i 50 euro al metro quadro, che può crescere a dismisura a seconda delle volte in cui un writer passa di lì. Il fenomeno è sempre più cruento: i pennarelli vengono riempiti di catrame perchè la tag sia indelebile, così le bombolette con vernici modificate. A Parigi il problema è stato in parte risolto con un contributo pubblico a tutti i condomini che ripulivano le facciate entro un certo termine.
E se l'articolo 11 parla di «decoro» non specifica che cosa si intende nella pratica. Chi lo giudica? Secondo quali basi? Per l'assessore all'Urbanistica e vicesindaco Ada Lucia De Cesaris anche una facciata sporca, che non viene pulita da anni, è indecorosa e comunque dovrà essere per legge ripulita. Non la pensa così il presidente di Assoediliza: «Ma cosa stiamo dicendo? La pietra annerita dal tempo, la patina nera sui palazzi neoclassici rappresenta un valore aggiunto, sarebbe sbagliato pretendere la lucentezza del marmo di Carrara». È necessario distinguere su questo punto: un conto è la sporcizia per le deiezioni di piccioni o altro, un altro è il nero del tempo che passa.
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