Antonio Bozzo
«Il mio sogno? Che una macchina possa alimentarsi come gli esseri umani, sviluppando un proprio metabolismo. Noi utilizziamo zuccheri e grassi, la lavatrice, per esempio, potrebbe usare la spazzatura per funzionare». Roberto Cingolani, direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia, sintetizza così la visione degli scienziati che guardano (com'è ovvio) al futuro. «Un giorno», dice, «riusciremo a far adottare dalle tecnologie i meccanismi evolutivi con i quali la natura modella l'uomo».
Cingolani, illuminista militante, porterà il suo entusiasmo sul palcoscenico del Piccolo Teatro Studio, dove nella giornata di domani chi si iscrive per tempo (mail comunicazione@piccoloteatromilano.it) parteciperà gratuitamente a una serata unica, un po' lezione, un po' conferenza, un po' spettacolo. «Mi aiuto con grandi schermi, filmati e alcune creazioni tecnologiche per un monologo sulla scienza», anticipa Cingolani. «Non ho un copione fisso: in questi giorni ho seguito in tv il Giro d'Italia e riflettuto sui ciclisti che pedalando sviluppano un'energia di 20 mila watt, magari utilizzerò la banale osservazione per introdurre il metabolismo delle tecnologie. Noi viventi siamo fatti, in fondo, di fibre, le macchine e gli androidi no. Non dico che bisognerebbe trasformare tutto in fibre, non accadrà mai per un'astronave, ma la direzione è quella». E continua: «La scienza applicata può, anzi deve, ridurre le differenze che esistono nel mondo. Chi scappa dalla propria terra e rischia di annegare sui barconi è un insulto alle capacità scientifiche dell'umanità». Sarebbe troppo facile attribuire al fisico Cingolani (nato a Milano nel 1961, ma di formazione pugliese e internazionale) un immotivato ottimismo sulle magnifiche sorti e progressive del Pianeta. Anche se il professore sostiene: «In trent'anni il mondo può cambiare in meglio, se ben usate le tecnologie portano più giustizia. Certo, bisogna stare attenti agli effetti collaterali. L'era digitale ci ha abituati a disponibilità e velocità nelle informazioni. Ma quando c'è troppo sole restiamo abbagliati, abbiamo bisogno di lenti che riparino dai raggi, per non farci male agli occhi. Il tanto spesso non è il buono».
La serata al Teatro Studio è l'appuntamento di chiusura della rassegna «Natura magistra scientiae», che il Piccolo ospita per incoraggiare la cultura scientifica.
Come siamo messi, al proposito, in Italia? «Siamo ben piazzati», risponde Cingolani. «Vero che molti giovani vanno all'estero, in sé una scelta buona.
Ma anche in Italia ci si istruisce e si lavora ad alti livelli, non è giusto lamentarsi troppo. L'istituto che dirigo porta avanti studi sulle nanotecnologie e sulle neuroscienze che non hanno nulla da invidiare ad altri Paesi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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