Riaprire i Navigli si può. S’intitola così lo studio raccolto in un libretto per i tipi di Biblion, firmata da Roberto Biscardini, consigliere comunale Pd e docente di urbanistica al Politecnico e dal collega Andrea Cassone. Sottotitolo «un progetto per una Milano nuovamente città d’acqua. Che guarda al futuro in pace con il passato». La proposta, studiata e approfondita nel corso di progettazione urbanistica «teoria urbanistica e qualità urbana» per due anni dimostra come la riapertura dell’intero tratto milanese dei Navigli, da Cassina de Pomm alla Darsena sia «fattibile dal punto di vista ingegneristico, viabilistico», in una visione per altro compatibile con il progetto di pedonalizzazione di vaste aree del centro. Il costo? In tutto 80 milioni di euro, che potrebbero però azzerarsi per l’amministrazione. Project financing la parola magica: come per i grandi parcheggi anche in questo caso si potrebbe ricorrere a risorse private. «Basterebbe inserirlo nel programma economico generale delle opere pubbliche, cosa che si può fare in sede di bilancio», perché i privati possano frasi avanti con delle offerte, questo è l’iter» spiega Biscardini.
Non solo, la riqualificazione della Darsena sarà finanziata a parte, con i fondi di Expo. A questo proposito, Giuliano Pisapia, intervenuto alla presentazione, ha aperto al progetto: «Sarebbe un dono a Milano, un investimento storico-culturale non per guardare al passato ma per rilanciarsi al futuro. Un sogno nel cassetto che è nell’agenda dei milanesi». Un sogno che rappresenta la volontà dei milanesi, espressa con 94,32% sì (489mila votanti) al quesito referendario numero 5. «Uno studio prezioso e molto interessante - il commento di Edoardo Croci, tra i fondatori del comitato referendario Milanosimuove - nessuno finora ha mai fatto uno studio completo. Non solo, incoraggia ad approfondire ulteriori studi tecnici, affinché la volontà die milanesi possa diventare realtà»
Il progetto, «l’unico completo finora presentato» (esistono studi su riapertura di tratti singoli, ma non nella loro interezza) prevede la riapertura dell’antico, per così dire tracciato. I Navigli vennero coperti tra il 1929 e gli anni Sessanta, quando venne chiuso il tratto di Melchiorre Gioia. Si parte da Cassina de Pomm, sulla sponda sinistra della Martesana per scendere, in un percorso che si snoda per otto chilometri, giù fino a via Melchiorre Gioia, via Pontaccio e immettersi nella Cerchia dei Navigli, appunto, fino alla Darsena.
E il traffico? «Potrebbe tranquillamente essere spostato lungo la Cerchia dei Bastioni - spiega Roberto Biscardini - che sarebbe in grado di reggere l’impatto. Un piano che si sposa perfettamente con la prospettiva di una progressiva diminuzione del traffico in centro, portata avanti da questa amministrazione. Così come abbiamo fatto il passante ferroviario, ora si tratta di fare il passante dell’acqua- continua Biscardini - il Naviglio deve essere navigabile, nella sua interezza, e potrebbe quindi essere utilizzato anche in supporto alla mobilità alternativa».
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