Maria Porro, presidente del «Supersalone», guarda raggiante i padiglioni della fiera appena inaugurata e finalmente può guardare con serenità al futuro che è dietro l'angolo: l'edizione dell'aprile 2022.
La grande scommessa è stata vinta. É stata dura?
«Sicuramente è stato un grande passo avanti che premia lo sforzo e il coraggio di tutte le aziende di un comparto che durante la pandemia ha avuto un fermo produttivo di 35 giorni. Rivederci qui e tornare a sentir parlare le lingue di tutto il mondo è commovente».
Fino a qualche mese fa eravate spaccati, il suo predecessore Claudio Luti ha preferito dimettersi...
«Se c'è una cosa che ho molto apprezzato nel cda è stata la capacità di ascoltare esigenze e dubbi dei protagonisti del settore senza perdersi d'animo. É stato un rischio calcolato, anche se il tempo era poco e il format era nuovo».
Il format appunto, il Supersalone è aperto a tutti e invita le famiglie; quali buoni motivi per venire a visitarlo?
«La gente qui può ammirare la migliore tradizione degli ultimi 18 mesi delle aziende; ma la cosa innovativa è che non si raccontano solo prodotti, ma anche messaggi culturali forti, come quello dell'ecosostenibilità o come l'importanza della comunicazione digitale che è ormai un valore imprescindibile. In questa fiera si possono vedere e toccare i prodotti e le novità, ma con la piattaforma digitale si approfondiscono i contenuti e soprattutto si potrà continuare a farlo anche a Salone terminato».
La mancanza del Salone Satellite dedicato ai giovani talenti non delude un po' la curiosità per le nuove tendenze?
«Lo riprenderemo nell'edizione 2022, ma invito tutti qui a Rho per vedere la mostra dei migliori studenti delle migliori scuole di design internazionale. É interessantissima perchè questi ragazzi raccontano i loro prototipi, ovvero le ricerche contenute nelle tesi di laurea che non hanno potuto discutere in presenza».
Gli stranieri sono arrivati, in fiera si sono visti anche gli americani e i canadesi...
«All'inaugurazione abbiamo contato giornalisti e architetti da 250 Paesi del mondo. Ma, soprattutto, ho il riscontro che il 50 per cento delle prevendite di biglietti arriva dall'estero e tra questi ci sono i buyer».
Lei è una presidente giovanissima. Qual è la spinta delle nuove generazioni in un settore tradizionale come quello del mobile?
«Io stessa vengo da un mondo in cui le aziende erano a conduzione prettamente familiare. Oggi però c'è un ricambio generazionale e un impulso manageriale che fonde la tradizione del made in Italy con una visione innovativa che viene dagli studi e dall'esperienza che oggi i giovani affrontano in ogni parte del mondo».
Il Supersalone sarò il modello di riferimento per l'edizione 2022?
«Il format di quest'anno è stata quasi una scelta obbligata dalle circostanze e ogni edizione del Salone si prefigge di costruire architetture di mondi. Ma oggi ancora importiamo l'80 per cento del legname dall'estero e ci sono cardini come la sostenibilità su cui non si può più tornare indietro».
Avete dato grande spazio anche al food. É di moda?
«Le aziende hanno sempre avuto i loro catering; abbiamo voluto radunare eccellenze del calibro di Bottura o Cracco per offrire un'accoglienza che fosse al top».
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