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Gli sparano come a un boss Ora si scava nel suo passato

A 24 ore di distanza, cominciano a definirsi i contorni dell'agguato di via Decorati del valore civile, dove è rimasto gravemente ferito un incensurato di 39 anni. Non sono stati trovati testimoni né telecamere e l'uomo, sentito brevemente, è apparso ancora confuso e dolorante. Però i carabinieri hanno individuato un amico che era con la vittima al momento della sparatoria ed è poi riuscito a fuggire. I militari lo stanno cercando nella speranza possa fornire indicazioni importanti alle indagini.
Gli investigatori potrebbero dunque essere vicini alla svolta decisiva per capire chi e perché abbia sparato l'altra sera per strada a Massimo Enea Esposito. Inoltre cosa ci facesse in un punto della città completamente opposto alla sua abitazione, in via Val di Bondo 21 alla Comasina, e come ci sia arrivato non avendo in tasca chiavi di auto. Esposito infatti è stato sorpreso attorno alle 19 da due uomini in sella a un grosso scooter. Il mezzo lo ha affiancato ed è partita una raffica di colpi esplosi da due pistole a tamburo. Sul posto infatti non sono stati trovati bossoli ma un paio di ogive di grosso calibro, a occhio superiore al 38, che si sono conficcate in profondità in un muro, segno che la carica era piuttosto potente. Data la dinamica e la rapidità di tiro potrebbero aver sparato sia conducente sia passeggero della moto.
Esposito crolla a terra colpito da nove proiettili: due alla gamba sinistra, tre alla destra, due al braccio destro, due di striscio al torace e alla testa. Si mantiene vigile e lucido fino all'arrivo dei soccorsi ma ai carabinieri riesce a precisare solo che i due erano in sella a un «Tmax» e che avevano il volto nascosto da caschi integrali. Viene portato al San Raffaele, è grave ma non sembra correre pericolo di vita. I carabinieri si mettono in cerca di testimoni ma la stradina è un po' appartata e non si trova nessuno che abbia assistito alla sparatoria. In via Decorati inoltre non ci sono telecamere, né nelle vie attigue. Gli investigatori si recano nella sua abitazione, un bilocale in affitto, ma non trovano nulla di significativo anche se si portano il computer che verrà aperto nelle prossime ore con tutte le attenzioni, agende, documenti, appunti. Al vaglio anche i telefoni della vittima per esaminare il contenuto dei messaggi spediti e ricevuti, la rubrica e lo «storico» delle chiamate.
Rimane fondamentale attendere che l'uomo si riprenda completamente e sia in grado di rispondere alle domande dei carabinieri. Ieri pomeriggio infatti è stato tentato un primo approccio ma Esposito ha dichiarato di non ricordare nulla dell'aggressione, non aver idea di chi gli abbia sparato e perché e in ogni caso stare troppo male per continuare l'interrogatorio. Senza fare riferimento all'amico che era con lui e che quando è iniziato la sparatoria è riuscito a dileguarsi. I carabinieri l'hanno però già individuato e lo stanno cercando. Il fatto stesso che Esposito non abbia voluto farne cenno, potrebbe significare che il ricercato ha avuto nella vicenda un ruolo non marginale.
L e indagini hanno anche permesso di verificare che Esposito è nato e cresciuto a Melzo, è stato spostato e ora separato. Esaminato anche il passato dei famigliari, di chiare origini campane, senza però trovare alcun precedente. Balza invece agli occhi come fosse da tempo disoccupato. Un primo esame della sua posizione Inps ha infatti consentito di accertare come gli siano stati pagati regolari contributi pensionistici solo fino al 1999, quando lavorava come operaio in un'azienda della provincia. Dunque rimane un mistero come abbia campato in questi anni, sicuramente non grazie all'aiuto della famiglia, di modeste condizioni economiche.

Rimangono pertanto solo due possibilità: l'uomo ha lavorato in nero oppure è vissuto di «espedienti». E uno di questi «espedienti» potrebbe avergli fatto incrociare la strada con qualcuno di molto pericoloso che non gli ha perdonato chissà quale sgarbo.

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