A spasso con cinque «Giganti» che hanno reso grande Milano

A spasso con cinque «Giganti» che hanno reso grande Milano

Erano passati poco più di trecento anni dalla venuta i Cristo. Per la precisione, era il 313 quando Costantino emanò l'Editto di Milano, la prima attestazione storica della libertà di culto per cristiani e pagani in un impero che fino ad allora aveva perseguitato senza pietà chi si dichiarava cattolico. Di quell'atto di liberalizzazione religiosa oggi resta traccia in una lapide nella chiesa di San Giorgio al palazzo. Costantino è uno dei giganti che ha legato il suo nome a Milano con un atto così lontano nel tempo ma così valido nell'attualità di giorni anche nostri.

Pino Farinotti, critico tra i più autorevoli e prestigiosi, docente e scrittore, lo ha ricordato e celebrato nel secondo volume di «Giants in Milan», la monumentale opera filmica sui personaggi famosi che hanno incrociato i loro passi con la nostra città. Del progetto in sedici tomi, grazie al supporto soprattutto di Comune e Museo interattivo del cinema, si è parlato ieri in occasione della presentazione del nuovo volume, avvenuta a Palazzo Marino con l'assessore Filippo Del Corno fra i relatori. Il ciclo di dvd proseguirà con appuntamenti tematici dedicati a editoria, cinema - settore di elezione di Farinotti, padre del rinomato dizionario specialistico - arte, chiesa, imprese, istituzioni, moda e ritrovi.

La prossima puntata riguarderà l'argomento artistico e a girare in bicicletta fra i capolavori del patrimonio milanese sarà Rossella Farinotti, figlia dell'autore, ma soprattutto profonda conoscitrice dell'arte conservata in città.

Il nuovo film, per la regia di Andrea Bellati e il commento di Farinotti, verrà proiettato in anteprima lunedì sera alle 21 allo spazio Oberdan con ingresso gratuito. E non sarà solo Costantino a far riflettere sui suoi legami con Milano. Grazie all'altalena del tempo, tra un indimenticabile ieri lontano e vicino e un significativo oggi, ecco scorrere i ricordi che toccano Alessandro Manzoni e Indro Montanelli. Giò Ponti ed Enrico Mattei.

Ognuno di loro è abbinato a un luogo simbolo della città. Don Lisander viene ricordato sui gradini di San Fedele da dove cadde battendo la testa dopo la Messa dell'Epifania del 1873, anche se per ricordare l'autore dei «Promessi sposi» si presta ogni angolo della città.

Come via Gian Giacomo Mora, strada centralissima dedicata a un comune cittadino torturato e ucciso dietro le accuse degli untori nella peste del 1630. Quella di manzoniana memoria e della «Colonna infame».

Il Pirellone di Giò Ponti, i giardini di via Manin dove Montanelli abitò a lungo completano un panorama che molto ha già detto e molto altro dirà ancora.

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