Stilista impiccata: "Nessuna persona nel video"

Ennesimo colpo di scena nel procedimento aperto sulla morte di Carlotta Benusiglio

Stilista impiccata: "Nessuna persona nel video"

Non era la sagoma di un uomo, ma solo un «artefatto da compressione». A questo ha portato la nuova analisi della macchia nel filmato della telecamera di sorveglianza che la notte del 31 maggio 2016 ha ripreso in piazza Napoli l'albero a cui è stata trovata impiccata la stilista Carlotta Benusiglio (nella foto, a destra, con la sorella Giorgia).

Ennesimo colpo di scena nel procedimento aperto sulla morte della donna, che da anni ormai tiene banco a Palazzo di giustizia. Si tratta dell'esito della perizia disposta dal gup Raffaella Mascarino nel processo in abbreviato in cui Marco Venturi, allora fidanzato della stilista, è imputato per omicidio volontario. Per i legali della famiglia Benusiglio, al contrario, l'ombra sarebbe stata tra le prove della responsabilità di Venturi. Il quale, ripreso vicino all'albero all'ora della morte di Carlotta (dichiarando invece di essersene andato che lei era viva), sarebbe stato incastrato dalle riprese.

Nella relazione «informatico-forense» dell'esperto Massimo Giuliani e depositata al gup e alle parti dopo circa due mesi di analisi, si spiega che quella «macchia-ombra» è un «artefatto» dovuto alla compressione di pixel nelle immagini in seguito al movimento di rotazione della telecamera. Si trova inoltre ad un'altezza pari a quella delle fronde di un albero. Le valutazioni tecniche dunque porterebbero a escludere che si trattasse della sagoma di una persona. Gli ultimi esiti ricalcano quelli di una consulenza della polizia scientifica già agli atti dell'inchiesta.

Lo scorso 21 febbraio il giudice, dopo le conclusioni di accusa, difesa e parte civile, aveva disposto la perizia per «depurare», attraverso «le migliori tecnologie disponibili», la «visione» delle immagini estrapolate dalla «telecamera Napoli 13», cioè circa tre minuti di registrazioni dalle 3.39 alle 3.42 di quella notte. I legali di parte civile, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, come la Procura sostengono la tesi dell'omicidio e della simulazione del suicidio per impiccagione. La difesa, con i legali Andrea Belotti e Veronica Rasoli, ha sempre sostenuto che quelle immagini non mostravano alcun elemento decisivo. Lo scorso 19 novembre il pm Francesca Crupi ha chiesto una condanna a 30 anni per il 45enne accusato di omicidio volontario, ma anche di episodi di stalking e lesioni, tra il 2014 e il 2016, ai danni dell'allora compagna.

La perizia sarà discussa in un'udienza il 16 maggio. Sul caso pesano anche tre provvedimenti (di gip, Riesame e Cassazione) con cui è stata respinta la richiesta di arresto per Venturi e una perizia medico-legale in indagini secondo la quale la donna si è impiccata.

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