Luca Pavanel
Dilemma: rischiare di fare tardi al lavoro per salvare un merlo ferito, in pericolo di vita, o tirare dritto per timbrare il cartellino? Angelica (è un nome di fantasia, vista la richiesta di anonimato) ci ha pensato su pochi secondi. Ha scrutato l'esserino sul marciapiede due o tre volte, la quarta occhiata se la sarebbe risparmiata - «oddio perdo il bus e non arrivo più in ufficio» deve avere pensato - alla fine ha deciso in un lampo. E si è chinata a soccorrere il ferito. Autobus addio.
Storie all'estrema periferia Sud di Milano, storie di sensibilità, da «cuore in mano». E non una storia piccola, perché salvare una vita, o tentare di farlo, è sempre un grande gesto. Questo caso mette al centro il tema del rapporto con gli animali, se li comprendiamo, se li amiamo abbastanza. Un uccellino che si fa male, non riesce a riprendere il volo. Fa freddo, niente cibo, è condannato a morire. Arriva una persona, Angelica appunto. Si ferma e chiede aiuto - a una concessionaria di auto dove restano di stucco - chiede uno scatolino, vi fa rotolare dentro il volatile esausto. Verrà chiamata pure l'Enpa: «Signora stia lì che arriviamo» è la risposta. Con un po' di insistenza alla concessionaria si tengono lo scatolino col pennuto. Più tardi un incaricato dell'Ente protezione degli animali passerà a prendere «l'infermo».
Povero merlo, ce la farà? L'«angelo» Angelica, trafelatissimo, racconta: «Al lavoro sono arrivata per miracolo, ancora un secondo e timbravo rosso». Ma ne è valsa la pena, ammette. Che cosa avreste fatto voi? Quando si salva una vita (o si tenta almeno), piccola o grande che sia, si è sempre in... orario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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