Ma il Nord, come prenderà il reddito di cittadinanza? La famosa e un po' fantomatica misura targata 5 Stelle andrà a genio all'elettorato leghista più autentico? Il Carroccio lombardo la digerirà come un ragionevole prezzo da pagare o dovrà sopportarla come una spina nel fianco? Questioni più attuali che mai. Un architrave dell'economia milanese, Assolombarda, nei giorni scorsi ha bocciato il reddito definendolo in sostanza come «la strada sbagliata» per rispondere a un bisogno reale: la povertà. Esiste tuttavia un mondo di piccole e piccolissime imprese, artigiani e commercianti, che da sempre è il cuore dell'elettorato nordista. Un uomo importante nella storia della Lega, l'ex governatore e ministro Roberto Maroni, ha scritto senza troppi giri di parole che «il Nord produttivo è storicamente contrario alle misure assistenzialiste come il reddito di cittadinanza».
Il successore di Maroni, altro leghista della prima ora, altro varesino nonché amico di Maroni, l'attuale presidente della Regione Attilio Fontana, ieri a «Radio Capital» ha usato tutte le cautele richieste dal suo ruolo istituzionale: «Il mio auspicio - ha detto Fontana - è che si tratti di una misura temporanea, per aiutare, chi ne ha bisogno, a inserirsi nel mondo del lavoro: così sarebbe importante e utile per il Paese. C'è la possibilità di un'altra interpretazione - ha aggiunto - ma tendo a escludere che non sia una manovra sociale, perché quello che serve è investire sui posti di lavoro». Non un «no» a una misura sociale temporanea, dunque. L'«altra interpretazione» ovviamente, è quella che vede nel reddito una misura assistenzialista. Gli replica l'ex candidato sindaco di Milano del centrodestra, e oggi leader di Energie per l'Italia, Stefano Parisi: «Il presidente Fontana suona un dolce flauto sul reddito di cittadinanza - dice - ma dovrebbe sapere che i Lombardi non sono disponibili a mantenere coi loro soldi un sistema che da decenni brucia la ricchezza del Nord. Non sono certo felici di foraggiare le convenienze elettorali del governo giallo-verde. Prima o poi ci sarà un problema di tenuta anche in Consiglio regionale: sarebbe bene evitare virate grilline».
Qualcuno nella Lega comincia a mettere paletti. Così mette in guardia il vice capogruppo Andrea Monti, brianzolo, storicamente legato al Carroccio autonomista e anti-assistenzialista, quello che fungeva da «sindacato del Nord»: «Di Maio - ha scritto - ha dichiarato che il reddito di cittadinanza che vuole introdurre il M5S andrà anche agli stranieri. Quindi a chi non è cittadino. Quindi sarebbe reddito di residenza e non di cittadinanza. Quindi non previsto nel contratto di governo». Non è un caso che Andrea Monti, vicepresidente della commissione, sia fra i principali sostenitori di Pedemontana, la grande opera del Nord che è considerata vitale per la fascia prealpina della Lombardia, così come per la Brianza che ne sarebbe attraversata, e anche per Milano. E questo completamento di Pedemontana, considerato «essenziale» dallo stesso Fontana, è stato sostanzialmente derubricato a superfluo - se non addirittura inutile - dal ministro Danilo Toninelli, che ha escluso «ulteriori finanziamenti a carico della finanza pubblica», con la stessa logica con cui vuole fermare la Tav. Anche sul destino di Trenord è venuto fuori un confronto fra l'idea che era maturata al Pirellone, e quella emersa poi al governo, lato 5 Stelle, sull'asse fra Toninelli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il milanese Stefano Buffagni.
Al Pirellone, a maggio, i leader di Lega e 5 Stelle, Matteo Salvini e Luigi Di Maio avevano limato l'intesa sul programma. Ed è senz'altro vero che, anche grazie a Buffagni e al lavoro sul referendum autonomista del 2017, proprio a Milano si era andata delineando una prima intesa fra leghisti e grillini.
Ora però la stessa Lombardia sembra prefigurare le prime grandi crepe. Aperta sulle Olimpiadi Milano-Cortina (senza Torino) e sullo scontro in materia di caccia, ora sul «reddito» la crepa si è allargata e approfondita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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