Piera Anna Franini
Complice il fascino di un titolo blockbuster come Traviata, quindi la presenza (il 9, 11, 14 marzo) del soprano Anna Netrebko. In breve, quest'opera attesa alla Scala dal 28 febbraio sta facendo il tutto esaurito, con biglietti andati a ruba non appena messi in circolo. Un successo di botteghino che ha spinto la Scala a scegliere Traviata come spettacolo a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. Si è deciso infatti di aprire l'anteprima di domenica 26 al pubblico, i proventi saranno destinati alla ricostruzione. Vedremo Traviata nel collaudato spettacolo di Cavani-Ferretti-Pescucci, con Nello Santi alla direzione, Ailyn Perez protagonista delle prime recite, poi la star Netrebko, la nuova gloria Francesco Meli e quella di vecchia data, Leo Nucci.
Netrebko è diva amata alla Scala. Un teatro che con gli artisti di punta ha un rapporto non sempre lineare. Ricordate l'appello che il sovrintendente Alexander Pereira - subito, al suo insediarsi - rivolse al pubblico? O meglio: ai loggionisti. Più precisamente: a una frangia dei loggionisti scaligeri. Basta con i fischi e buu, «vi prego», perché dieci dei trenta big della lirica non vengono alla Scala, hanno paura. Disse. E si prese pure la briga di andare nella tana del lupo, per spiegarlo. È la verità. Vi sono artisti che rinunciano a venire alla Scala, o hanno impiegato un bel po' di tempo prima di farsi convincere a tornare. Fra questi ultimi Cecilia Bartoli, accolta nel 2012 da applausi deliranti e contestazioni, con tanto di battibecco fra i pro e i contro. Tre anni dopo venne convinta di nuovo a tornare ma a poche ore dal concerto, ecco l'annuncio che non era in forma, e non avrebbe cantato. Bartoli è donna che a Salisburgo, per citare uno dei luoghi musicali di riferimento, è regina assoluta. Altro cantante allergico alla Scala è Roberto Alagna. La lista di oggi e di ieri continua.
Fischi, disapprovazioni, agitazioni dell'ala ultrà di un pubblico latino che ama esprimere il proprio disappunto per prestazioni non all'altezza delle aspettative. Bastona e premia, perché quando ama, ama alla follia. Tutto questo accade nella sfera dell'opera, assai meno nel balletto, praticamente indenne sinfonica e cameristica dove il contegno è assoluto. Tre pubblici diversi, insomma.
Il soprano Netrebko ha fatto il suo vero ingresso alla Scala all'apice della carriera. Si fece conoscere dal pubblico milanese alla fine degli anni Novanta, ma al seguito del teatro Marinskij, sotto l'ala protettiva del direttore Valery Gergiev. Nel 2011 eccola per un ruolo importante, nel Don Giovanni di Mozart, e in un momento speciale, la Prima della Scala. Piacque. E ri-piacque come Giovanna d'Arco nella prima scaligera di due anni fa. Test superati, insomma. Altro beniamino è il tenore Jonas Kaufmann, il numero uno al mondo (che non è una garanzia per essere esenti da fischi scaligeri). In un recital fece 5 bis sollecitati da 40' di applausi. In un'occasione cancellò una data all'ultimo, cosa che in genere crea freddezza nel pubblico ma eccolo recuperare alla grande arrivando pochi mesi dopo in pronto-soccorso per sostituire un collega febbricitante. Il record di Kaufmann, per la verità, è stato battuto di lì a poco da un altro beniamino scaligero, anche lui tenore, ma d'agilità e coloratura. Jan Diego Florez che con un recital accolto da 50 minuti di applausi e 7 bis ha battuto tutti i record.
Si chiede tutto agli dei del canto, mentre si esercita più comprensione per gli artisti bravi ma non memorabili, il caso di José Siri, protagonista di Madama Butterfly della prima scaligera, o Kristin Lewis (in Aida e Porgy and Bess). Non vien già il teatro, ma neppure si inveisce.
Fra gli dei scaligeri, oltre ai cantanti incontriamo il ballerino Roberto Bolle: mette piede in scena e il teatro letteralmente si ferma. Altra artista amata è Diana Damrau. Soprano tedesco d'una intelligenza interpretativa con pochi pari. Energica e spontanea, spumeggiante e temperamentosa, assai bavarese insomma.
Si sente così a proprio agio a Milano d'aver scelto proprio la Scala per debuttare il ruolo di Contessa, lei che è stata una Susanna da manuale. Chi può far tutto alla Scala è lui: Placido Domingo. E' venuto a Milano da tenorissimo, quindi come baritono, in operone e zarzuele. L'unico che «puote ciò che vuole». E più non si «dimanda».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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