Trovata morta nel Po: quelle strane ferite e i messaggi di addio

Oggi l'autopsia sul cadavere di Cecilia Beretta. Nuovi interrogatori, perizia sull'ultimo biglietto

Oggi il medico legale dovrebbe dare finalmente una risposta certa ai molti quesiti sulla morte di Cecilia Beretta, scomparsa da Pavia il 16 ottobre e ritrovata sabato mattina nelle acqua del Po. La ragazza era senza vestiti e con molti tagli sul corpo, circostanze compatibili sia con il suicidio, sia con l'omicidio. Un dubbio che verrà risolto solo dall'autopsia, in programma mattina presso l'Istituto di medicina legale pavese. Nel frattempo potrebbero essere sentiti nuovamente amici e aprenti ed eseguita una perizia grafologica sui suoi biglietti d'addio.

Cecilia Beretta aveva 25 anni, era nata e cresciuta ad Abbiategrasso e recentemente si era trasferita a Pavia per studiare Farmacia, prendendo casa nel centralissimo corso Cairoli con un'altra studentessa. Una ragazza problematica «emotivamente fragile», in passato seguita da uno psicologo che sembrava fosse riuscito a strapparla dall'apatia che talvolta la colpiva. Giornata di assoluta inattività dalla quale non riuscivano a scuoterla neppure gli amorevoli richiami di mamma e papà.

Sparisce la sera di martedì 16 ottobre dopo essere stata a cena da alcuni amici in Strada Nuova, nel centro di Pavia. Una casa a poche centinaia di metri dal Ponte Coperto e dal Ticino che, dopo aver attraversato la città, dopo pochi chilometri si getta nel Po. Nell'appartamento di corso Cairoli lascia un accorato biglietto in cui annuncia l'intenzione di sparire «Questo non è il posto che fa per me, qui in Europa intendo» quindi aggiunge «Me ne vado con un uomo conosciuto in treno che si prenderà cura di me».

Immediato l'allarme dei famigliari che si rivolgono a «Chi l'ha visto?» e lanciano messi e appelli attraverso vari social forum. Ben presto arrivano le prime segnalazione: viene vista alla fermata del metrò di Famagosta, poi a Pordenone, quindi in Slovenia e Croazia. Ma dopo una ventina di giorni il tragico epilogo. Sabato mattina un pescatore di Pieve Porto Morone nota «qualcosa» che assomiglia a un corpo galleggiare sulle acque del Po e avverte i carabinieri. È davvero un cadavere, di una donna giovane, senza abiti e con molti tagli su tutto il corpo. Il sospetto corre subito a Cecilia, viene avvertito il padre Ulisse che nel pomeriggio la riconosce grazie a un neo sul polso destro.

La ricerca è finita, si tratta ora di capire come sia morta la ragazza in quanto le circostanze del ritrovamento lasciano aperte entrambe tutte le ipotesi. A un primo esame infatti non sono stati trovati segni evidenti di violenze, fratture, colpi di armi da fuoco o da taglio. La ragazza potrebbe dunque essere rimasta vittima di un maniaco che, dopo averla aggredita, spogliata e uccisa, ha abbandonato il suo corpo nel fiume. D'altro canto, un corpo trascinato dalla corrente facilmente perde i vestiti e si procura tagli e ferite sul corpo, compreso quel foro sospetto sulla fronte. Un risposta definitiva potrebbe dunque arrivare dall'autopsia che inizierà questa mattina all'Istituto di medicina legale.

Mentre nei prossimi giorni dovrebbero essere di nuovo sentiti tutti gli amici, compresi quelli con cui ha passato l'ultima sera, e dovrebbe essere disposta una perizia per capire se sia stata effettivamente lei a scrivere quei sibillini messaggi d'addio.

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