Tutto il bello della Natura, in mostra lo zoo di Orfeo

Una favola tra arte, mito e scienza in un percorso cronologico che va dal Rinascimento al Seicento

Tutto il bello della Natura, in mostra lo zoo di Orfeo

Un uomo. Un dio, il più godereccio dell'Olimpo. Bacco. E centinaia di animali. Un paradiso, insomma. E questo Eden immaginario fatto di belve, creature mitiche, cani, felini, rettili e volatili di ogni specie abita a Palazzo Reale, dove fino al 13 luglio resta a fare bella mostra di sé. Il meraviglioso mondo della natura consiste in un ciclo pittorico commissionato per Palazzo Visconti, poi diventato Lunati, Verri e - alla vendita dell'immobile in Montenapo - passato agli augusti padiglioni della Sormani nella sala del Grechetto. Autori in gran parte anonimi hanno raffigurato il mito di Orfeo che, alla presenza dell'unica declinazione di Dioniso in estasi edonistica, suona la sua melodica musica che incanta la fauna presente.

Sono oltre duecento le creature che vi appaiono in un rapporto rispetto all'uomo di molti a uno, laddove la piccolezza del singolo si rispecchia e si lascia travolgere dalla folla adorante di alati. Striscianti. E quadrupedi. Una simbologia, forse. I loro caratteri - tanto diversi e spesso opposti al punto da veder convivere prede e predatori - riflettono le varie personalità dell'uomo. Ed è una lettura rivoluzionaria, se si vuole, lasciare al mondo animale il compito di rappresentare l'umano. Capovolgimento di ruoli ed egemonie. Ribaltamento del mondo.

La scenografia si sposa con questo principio e lascia che al dipinto sia la natura stessa a dar luce. L'illuminazione è ridotta al lumicino perché sarà il sole a scegliere - ora dopo ora - le parti da privilegiare. E lo stesso dipinto cambierà profilo tra mattina, pomeriggio e sera. Da mese a mese con l'allungamento delle giornate. Di giorno in giorno con l'intensità progressiva dei raggi solari fino al solstizio d'estate (21 giugno) e ancora oltre con i primi impercettibili accorciamenti delle ore di luce, fino appunto al 13 luglio.

Sarà la natura stessa a valorizzare un capolavoro al quale non serve l'attribuzione per essere definito tale. E nemmeno la collocazione, visto che il Comune non sembra intenzionato a restituire a Palazzo Sormani questo ciclo che la sala del Grechetto non ha mai valorizzato e i ricercatori avrebbero ormai escluso l'autorialità di Giovanni Benedetto Castiglione.

L'esposizione ha un'ala dedicata ai bambini con il prestito degli animali imbalsamati contenuti dal dipinto e provenienti dal museo di storia naturale. Un'audioguida differenziata per grandi e piccini spiegherà le caratteristiche di ogni animale con una citazione al gatto raffigurato inanimato in un prezioso codice miniato e ricco di vitalità nell'abbozzo leonardesco dove è ritratto mentre si lecca. La stessa contrapposizione tra vita e morte che si nota dalle due nature esposte.

Quella del Figino - perfetta, plastica, geometrica, irreale - e, come tale, inesistente. Quella del Caravaggio - fresca ma sul punto di appassire, attraente ma irregolare, succosa ma ricca di scarti - che la rende viva. Come ogni cuore che per qualche ora si è tuffato nel paradiso della natura.

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