Quando hanno trovato il corpo riverso in un campo, i carabinieri hanno pensato al solito malore, un ubriaco rotolato dalla strada e poi stroncato dal freddo. Ma al momento di rivoltare il cadavere è saltato fuori un forellino dietro l'orecchio. Un colpo di pistola sparato alla nuca come capitò un mese fa a Diego Preda. E con questo fanno cinque gli ammazzati nel milanese da fine estate, senza contare due sparatorie solo per un miracolo finite senza morti.
L'ultima vittima è un signor «nessun» del crimine, Ivano Casetto, 48 anni, nato in Svizzera ma residente nel milanese. Il suo corpo è stato trovato ieri verso le 13 da un passante uscito con il cane all'estrema periferia nord est, nei pressi dell'ex Innocenti, in un tratto di strada che congiunge via Caduti di Marcinelle con via Rombon.
Il cadavere è freddo e rigido, segno che era lì da parecchie ore. Forse un clochard colto da malore. La prassi impone che i rilievi vengano effettuati come si trattasse di un omicidio e in effetti quando il cadavere viene voltato si scopre il colpo di pistola alla nuca. Piccolo calibro, forse 22, sparato da breve distanza, ma non a bruciapelo, sul collo nessun «tatuaggio» da polvere da sparo. In tasca i documenti intestati a Casetto, dove l'uomo risulta abitare a Peschiera Borromeo, ma a quell'indirizzo nessuno lo conosce. Si fanno i primi accertamenti, saltano fuori alcuni precedenti per sfruttamento della prostituzione tra il 1998 e il 2002, poi più nulla.
Ma Ivano Casetto qualcosa di grave deve averlo fatto per meritarsi un colpo in testa. Si cerca dunque la sua abitazione, una perquisizione può raccontare molto, ma anche parenti e amici. Ma fino a tarda sera nulla, quasi un fantasma. Quindi tutte le ipotesi sono buone: un regolamento di conti tra «papponi» o spacciatori, le due «attività» sono spesso legate, una lite degenerata, una questione passionale. L'unica cosa certa è che è stato ucciso altrove e poi scaricato in aperta campagna, quando, vista la gelata della notte, il medico legale non è al momento in grado di stabilirlo.
Con questo fanno cinque morti ammazzati negli ultimi tre mesi. Si inizia la sera del 10 settembre in via Muratori dove vengono crivellati di colpi Massimiliano Spelta e la moglie dominicana Carolina Payano Ortiz, 43 e 21 anni. Il mezzo etto di cocaina trovata in casa indirizzerà le indagini nel mondo del traffico di stupefacente, anche se al momento non hanno ancora portato a nulla. Si prosegue il 15 novembre con l'esecuzione di due albanesi Alban Medha, 27 anni e Ndue Bruka, 51, zio e nipote, falciati per strada ad Abbiategrasso, sempre per questioni di spaccio. Cinque giorni e all'angolo tra via Monte Rosa e via Mosé Bianchi cade Diego Preda, 69 anni, anche lui colpito alla nuca come Casetto. Preda è un assicuratore tutta casa e lavoro, senza nemici: impossibile solo azzardare un movente. In mezzo due sparatorie finite senza morti. L'11 settembre due bande di spacciatori sudamericani decido di regolare i loro conti alle 3 del pomeriggio all'angolo tra via Crespi e via Giacosa. Una pioggia di pallottole tra i passanti che fuggono terrorizzati ma nessun ferito.
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