Nel 2001 hanno occupato uno spazio storico, il «Derby Club» dove nacque il cabaret milanese, e da allora non si sono più mossi dall'84 di via Monte Rosa, proprio davanti alla sede del Sole 24Ore. Sono Leon, Matteo, Gianmarco, Luca e gli atri «giamburrasca» del Cantiere, centro sociale che si contende con i Corsari la leadership del movimento cittadino. Qualche anche a sganassoni. Da lì, ormai da 11 anni, partono i loro raid che spesso mettono a soqquadro Milano.
L'ultima bravata l'altro pomeriggio quando hanno tentato di entrare alla Bocconi mentre stava parlando il presidente del consiglio Mario Monti. Un intento solo nelle parole, sia perché poliziotti e carabinieri erano più numerosi di loro, sia perché una volta entrati non avrebbero potuto gestire politicamente l'evento. Ma bastava conquistare la piazza, tenerla il più a lungo possibile a uso e consumo delle telecamere per farsi belli davanti all'intero Paese. Ma soprattutto acquistare visibilità nei confronti dei concorrenti dell'altro centro sociale.
Il Cantiere infatti a differenza dei Corsari, area autonomia, si richiama al filone dei disobbedienti. O meglio «disobba» per il gusto tipicamente giovanile di abbreviare le parole: come «antifa» per antifascismo, «raga» per ragazzi, «ape» per aperitivo, che tanto è un po' tutto la stessa cosa. Difficile spiegare la differenza: i primi sarebbero più comunisti, prossimi a Rifondazione, i secondi più creativi e vicini a movimenti ambientalisti. I disobbedienti nascono infatti negli anni '90, proprio come spaccatura all'interno della galassia marxista. Dopo l'apogeo al G8 di Genova del 2001, inizia però il declino e ora rimangono solo le roccaforti del Nord Est, dove era nato il movimento, e appunto a Milano.
I Cantierini lì trovi in prima fila a difesa di qualsiasi «spazio sociale» e occupazione abusiva di case popolari. Nelle scuole, soprattutto medie, hanno creato una serie di «collettivi» che sono un po' gli avamposti con cui vanno poi a confliggere con i Corsari. Numericamente i due gruppi sono in grado di aggregare lo stesso numero di persone, cento, due cento al massimo, quasi tutti studenti. A guidarli storici leader sulla breccia ormai da una tre o quattro anni, un'era storica per il movimento. Tra loro spicca il piccolo e iperattivo Leon Balchaert, 25 anni, figlio di un gallerista d'arte milionario, con attico in corsa Venezia, studente di Scienze Politiche. Da un paio d'anni deve però fare i conti con l'astro nascente Matteo Tunesi, un paio d'anni più giovane, iscritto a Sociologia, assurto a improvvisa fama nel 2009. Il 16 novembre di tre anni fa infatti, dopo una manifestazione culminata in scontri, fu arrestato insieme al coetaneo Gianmarco Peterlongo, ex liceo Parini ora anch'egli aspirante sociologo. Due giorni in guardina, poi furono liberati perché il giudice s'era convinto, sbagliando come si è visto anche due giorni fa, che «La lezione sarebbe servita a entrambi». Usciti da Palazzo di Giustizia furono portati «in processione» per Milano da almeno 300 adoranti «compagni». Si è invece un po' appannata la stella di Luca Corradini, ormai trentenne studente di Scienze Politiche, ultimamente visto meno di frequente nei cortei.
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