da Roma
Dice che non lo fa per vanità, ma perché quando il gioco si fa duro «il capo deve stare in prima linea». Così da lunedì prossimo Clemente J. Mimun, direttore del Tg1, condurrà in prima persona Dopo Tg, nuovo approfondimento che prende il posto di Batti e ribatti. Con l’avvicinarsi delle elezioni, l’azienda ha preferito chiudere il programma di Riccardo Berti e affidare lo spazio che viene prima di Affari tuoi alla testata giornalistica. Per il responsabile del primo Tg nazionale si tratta dell’ennesima sfida. «Non vado in video per farmi vedere, non ho intenzione di passare da Dopo Tg a Sanremo - ironizza. Negli ultimi 11 anni e mezzo, tra Tg2 e Tg1, ho fatto in video solo 4 editoriali. Questa volta conduco io perché l'azienda ci ha chiesto di fare questo programma poco tempo fa e perché è un'operazione ad alto rischio a ridosso delle elezioni politiche. Dunque, mi sembrava giusto che chi guida la baracca si assumesse le responsabilità e i rischi connessi». Come minimo, verrà accusato di mettersi al servizio della campagna elettorale del centrodestra... «Faccio questo lavoro da 35 anni, mi occupo di politica solo quando metto una croce sulla scheda elettorale. Non mi pare che la faziosità sia la mia caratteristica. Poi ognuno mi può accusare di quello che vuole, sono abituato». Si dovrà occupare molto di politica... «Con le elezioni in arrivo è ovvio. Ma parleremo di tutto: dalla crisi energetica al Papa allo spettacolo (di cui ci occuperemo al venerdì)».
L’obiettivo di Mimun è quello di fare in modo che lo spazio dopo il Tg resti in appalto alla testata, anche dopo la chiusura di questo esperimento (il 30 maggio). Non è detto che conduca lui tutte le puntate, si vedrà nel corso dei mesi se passare il testimone a un altro volto del Tg1. «Meglio lo faremo - dice - e più possibilità ci saranno che questo spazio rimanga al Tg1 anche dopo le elezioni, chiunque le vinca». La formula non seguirà un solo modello prestabilito, ma potrà variare in ogni appuntamento a seconda degli argomenti e degli ospiti: «Si deciderà ogni sera quale formato usare: o una singola intervista se il personaggio è molto noto, o una scheda più un'intervista o ancora un reportage su un'esclusiva».
Ad unificare le varie formule ci sarà anche la voce di Jack Folla (il celeberrimo personaggio radiofonico inventato da Diego Cugia), ovvero la voce di Roberto Pedicini.
Mimun ci tiene a sottolineare che il programma sarà legato a doppio filo alla sua redazione. «Ci lavoreranno in pianta stabile cinque redattori. Ma se un altro giornalista avrà un'esclusiva manderemo in onda il suo servizio. L'apertura alla redazione sarà totale», assicura il direttore.
Non a caso lo studio è stato creato in quello del Tg1, di cui occupa una parte: «Questo perché se c'è un'emergenza sarà ancora più facile la sinergia». Quanto alla sigla sarà «semplice ma efficace»: un lungo zoom che via via porta dal pianeta all'Europa, all'Italia e allo studio del programma.
Il direttore del Tg1 individua un obiettivo preciso anche dal punto di vista degli ascolti: «Vorrei fare un buon risultato, mi basterebbe il 25% di share» e dice di considerare il programma la «ciliegina sulla torta» della sua direzione al Tg1: «Penso che a prescindere dal risultato elettorale è immaginabile che con il 2006 si concluda la mia esperienza qui. Questi non sono incarichi a vita», sottolinea. «È normale che se vince la sinistra applichi lo spoil system, l’importante è che lo faccia con giudizio e rispetto». E comunque «ho tanto bisogno di riposo e di ferie».
Intanto il direttore si gode i dati d'ascolto del suo Tg: nel 2005 l'edizione delle 20 ha realizzato una media del 30,37% di share con 6.578.000 telespettatori; a dicembre 2005 la differenza tra Tg1 e Tg5 ha toccato il livello record di 5,17 punti percentuali.
«Il tutto - spiega Mimun - in anni che non hanno visto solo il cambio alla direzione della testata concorrente ma anche un grande sviluppo del satellite, con l'arrivo di realtà come Sky Tg24, e l'affermazione di La7».
A chi gli chiede se non teme la reazione di Raiuno, di fronte all'ipotesi che lo spazio di Dopo Tg resti al Tg1 anche dopo le elezioni, Mimun risponde: «Tra me e Del Noce c'è un rapporto eccellente. Non abbiamo mai avuto problemi ed abbiamo risolto sempre tutto per il bene della causa. Quello che conterà anche in questo caso saranno i risultati».
Quanto al fatto che qualcuno in questi giorni ha fatto il suo nome come possibile direttore generale (con interim al Tg1) nel caso in cui il ruolo di Alfredo Meocci venisse dichiarato incompatibili con il precedente incarico all'Authority, il direttore del Tg1 dice chiaramente: «Negli ultimi anni grazie ai presidenti delle Camere ho avuto la possibilità di fare il presidente Rai ed ho declinato l'invito ringraziando.
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