«Le mine vaganti» affondano tutti tranne Diritti

RomaHa un quarto di secolo, ma è fresca come una bella signora, che invecchia insieme a chi le vuol bene, augurandole lunga vita. È la rivista di cinema Ciak, il periodico specializzato di Casa Mondadori, che non a caso ieri sera ha festeggiato i «Ciak d’oro» nell’istituzionale Palazzo Valentini, nei cui ampi cortili prefettizi si son visti sfilare i volti più noti del cinema nostrano. Abbandonato l’elegante giardino di via Sicilia, sede storica della prestigiosa editrice mondadoriana, dove al momento si svolgono lavori di ristrutturazione, ecco la spianata severa della sede provinciale, quale ritrovo di Cinelandia. Nonostante la crisi, cresce la voglia di cinema (i dati Cinetel di maggio sono piuttosto confortanti) e, in parallelo, il desiderio di riconoscere meriti e talenti. Così i lettori e i cento giurati di Ciak, dopo lunghe riflessioni, hanno premiato Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, come miglior film, e Giorgio Diritti come migliore regista, per L’uomo che verrà. E gli attori dell’anno? Il seduttivo Riccardo Scamarcio, ora sul set televisivo de Il segreto dell’acqua, e la brava Alba Rohrwacher, a breve in partenza per Venezia con La solitudine dei numeri primi, sono stati decretati i più bravi in assoluto. Né sono venute a mancare le consolazioni per gli attori non protagonisti: Elena Sofia Ricci ed Ennio Fantastichini, sebbene interpreti più televisivi che cinematografici, hanno vinto anch’essi. L’immarcescibile Stefania Sandrelli, ormai icona pure per i più giovani amanti di quanto resta del divismo italiano, ha ricevuto uno speciale Ciak d’oro, mentre agli altri iconici attori Carlo Verdone e Margherita Buy è andato il Ciak d’oro superstar. La kermesse di Palazzo Valentini avrà un seguito, il 14, alla Stazione Leopolda di Firenze, con un evento di moda e spettacolo intorno al quale lo staff mondadoriano fibrilla, tacendo. Ma i più giovani? Niente paura: dall’esordiente Susanna Nicchiarelli, premiata per Il cosmonauta, a Valerio Mieli de I dieci inverni, ce n’è stato anche per loro.
Nonostante tiri aria di crisi e a dispetto delle mobilitazioni del mondo artistico, preoccupato dai tagli al Fus e delle proprie occasioni di lavoro, l’atmosfera generale, complice la serata estiva, è stata di contenuta allegria. Particolarmente euforico, Giorgio Diritti ha vinto un premio pure in qualità di produttore (dirige l’Arancia Film), di recente sbarcato in Cina.

In barba ai moralisti, che pretendono un cinema d’impegno lacrime&sangue, Checco Zalone ha spiccato il volo come Rivelazione dell’anno: Ciak anche all’artista pugliese, che fa fuoco e fiamme per girare nel Duomo di Milano il suo prossimo film.

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