Il ministro di Lula smentisce Carlà: fece pressioni

Tra moglie e marito non mettere il terrorista. Il giallo sul ruolo che la première dame francese Carla Bruni ha avuto nella mancata estradizione dal Brasile dell’ex terrorista Cesare Battisti si arricchisce di nuovi capitoli. Non c’è solo Bruno Berardi, presidente dell’associazione vittime del terrorismo Domus Civitas, a sostenere che la Bruni «chiese al presidente Lula di salvare Battisti». Anche l’allora ministro della Giustizia brasiliano, l’ex guerrigliero marxista Tarso Genro (quello che concesse - un po’ a sorpresa - l’asilo politico al leader dei Proletari armati per il comunismo), lo ammise durante un’intervista al giornale Zero Hora del 17 gennaio 2009: «Ho ricevuto indicazioni dalla sposa del presidente Sarkozy, che è impegnata nella campagna per il diritto alla difesa dei rifugiati politici come Battisti e Marina Petrella (...) assieme ad altri intellettuali».
L’attrice italiana, compagna del presidente francese Nicholas Sarkozy, nega oggi e negò allora. Rispondendo in tv a una domanda di Fabio Fazio a Che tempo che fa - era il 25 gennaio 2009 - aveva detto: «Non vedo come qualcuno possa pensare che la moglie di un presidente potrebbe andare a parlare di queste cose con il presidente di un altro Stato. Non mi permetterei mai, non ne ho l’ideologia». Poi però, solo qualche giorno dopo l’intervista da Fazio, proprio a Berardi aveva confessato di essersi in qualche modo «attivata con il marito perché ritirasse il decreto di estradizione della Petrella» ma soltanto «per pietà umana». Senza mai smentire questa circostanza.
Ma quando Carlà e Lula si trovarono faccia a faccia? L’incontro è quello di fine dicembre 2008, quando Sarkozy partecipò al vertice Ue di Rio de Janeiro preceduto da un articolo del settimanale francese Le Point nel quale si ipotizzava che i due presidenti avrebbero parlato anche del caso Battisti. Carlà era con lui, e si sarebbe fermata in Brasile fino al 29 dicembre per passare il Natale con il suo papà «biologico» Maurizio Remmert, che vive nel paese sudamericano dagli anni Ottanta.
Ad aumentare la confusione sulla vicenda due anni fa intervenne anche il senatore Eduardo Suplicy, vero e proprio pasdaran della causa Battisti. Suplicy è il compagno della giornalista Monica Dallari, figlia del giurista Dalmo: sarebbe proprio Dallari, secondo le indiscrezioni di stampa di allora, che avrebbe per primo suggerito all’amico e ministro Genro la strada dell’asilo politico. Decisione, narrano le cronache dell’epoca, che Genro avrebbe preso giusto un paio di settimane prima di ufficializzarla. Dov’era? Strano ma vero, proprio a Parigi. E, guarda caso, anche Suplicy aveva detto chiaramente che la Bruni si era interessata a Battisti. Innescando una bufera che non si spense nemmeno dopo le solite smentite di rito.
La più esagitata sostenitrice del caso Battisti è però la giallista Fred Vargas, pseudonimo di Frederique Audouin-Rozeau, e naturalmente amica di Carla Bruni. Che quando Battisti venne catturato in piena campagna elettorale per la corsa all’Eliseo (vinta proprio da Sarkò) affondò la lama contro il neo presidente francese, non ancora fidanzato con la Bruni: «Ha aspettato la scadenza elettorale per arrestare Battisti, al fine di trarne tutti i vantaggi personali. Poteva farlo nel 2006, non è una coincidenza che l’abbia fatto proprio adesso».
Il ruolo della Vargas è tutto da chiarire: secondo la polizia francese proprio dalla sua abitazione sarebbe partita Lucie Oles, la donna di 55 anni fermata a Rio de Janeiro con 9mila euro destinati a Battisti. Lei stessa, dopo la concessione dell’asilo politico, ammise candidamente l’esistenza di un misterioso uomo che aveva avuto un ruolo nella fuga di Battisti e soprattutto nella destinazione, il Brasile: «Cesare sa il nome dell’uomo dei servizi segreti francesi che gli diede l’idea di fuggire lì», disse la Vargas all’Ansa il 2 febbraio 2009.

Per la giallista è «un agente che si muove dietro le quinte, certamente “di sinistra” in contatto con l’intelligence di Parigi sin dai tempi del governo Mitterand. È un segreto di cui parlerò quando questa storia sarà finita». Uno dei tanti.
felice.manti@ilgiornale.it

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