Un miracolo chiamato federalismo

Ci siamo già occupati del milanese piagnucoloso, quello, cioè, che si lamenta in continuazione come se vivesse nel posto peggiore che gli potesse capitare. Si tratta di una minoranza, i cui lai sono amplificati da quella stampa che pensa di dover dare più spazio alla protesta e al lamento - soprattutto se indirizzate contro città governate dal centrodestra - che ai fatti. Se Milano fosse amministrata dalla sinistra quella stampa darebbe molto meno spazio al piagnisteo. Che, d'altra parte, torna sempre sugli stessi argomenti e paragoni. A volte anche con qualche fondamento. Frequente e spesso impietoso, ad esempio, è il confronto di Milano con Barcellona, diventato una specie di ossessivo mantra del milanese piagnucoloso, soprattutto per quanto riguarda la qualità della vita urbana. Ora, tralasciando la pur decisiva constatazione che la natura è stata generosa con la capitale catalana quanto matrigna con Milano, il piagnucoloso finge di ignorare che Barcellona ha goduto negli ultimi lustri di importanti vantaggi. Prima di tutto la forte spinta vitale della Spagna post-franchista (come Milano negli anni della ricostruzione e del miracolo economico). Poi ha approfittato delle Olimpiadi, volute con forza, per ridisegnare l'assetto urbanistico. Ma il vantaggio decisivo è costituito dal federalismo fiscale: la Catalogna trattiene gran parte delle tasse, mentre secondo uno studio di Confindustria, ogni milanese dà allo Stato 5000 euro in più di quanto riceve. Non a caso i piagnucolosi sono spesso stati contrari alle ipotesi di candidatura milanese alle Olimpiadi, col solito argomento che «servirebbe ben altro...».

Ma sono anche furiosamente ostili a ogni forma di federalismo, in nome di una fumosa e retorica «solidarietà». Propongo perciò una domanda al posto del lamento: cosa farebbe Milano alle condizioni di Barcellona? Risponda il piagnucoloso.

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