Il «miracolo» dei cassintegrati

Qualcosa non funziona ma in linea di massima non ci si può lamentare

Il «miracolo» dei cassintegrati

È grande, molto grande il cimitero di Cabona in via Vezzani a Genova. Ma è anche abbastanza ordinato e pulito. Insomma una concreta testimonianza che le cose con qualche sforzo in più possono funzionare. Perché questo camposanto non è sicuramente di facile gestione con i suoi dieci campi comuni; due campi trentennali (dove le anime riposano per 30 anni); un campo di fanciulli; cento tombe di famiglia; migliaia di colombari (sparsi in galleria Torbella, in zona Quarta monumentale, quarta ponente, quarta sud, galleria superiore, galleria inferiore, zona orientale, zona terza viale primo) e ossari. Si aggiunga poi anche il mausoleo dei Caduti Partigiani; dell'ara della concordia (il monumento dove sono sepolti 6 militari caduti nella prima guerra mondiale); del monumento in memoria ai caduti dell'alluvione che colpì Genova negli anni ’70; del monumento della Croce Rosa e del monumento dell'ossario generale. Insomma un bel da fare per il personale che gestisce il cimitero: quattro operai cassintegrati straordinari dell'Ilva e sette operai comunali. E la presenza, si vede. All'ingresso c'è sempre qualcuno, chiedere un'informazione poi non è un'impresa impossibile, telefonare anche. Insomma se si chiede aiuto, l'aiuto arriva.
Gli spazi sono abbastanza ordinati e malgrado i viali siano pieni di alberi è difficile trovare foglie a terra o frutti delle piante. «Sì, è vero, è sempre molto curato - spiega la signora Angela, presenza quasi fissa al cimitero -. C'è sempre qualcuno alla porta e a girare nel camposanto. Questo mi rende sicura e mi fa sentire anche meno sola. Ci chiamiamo addirittura per nome con i ragazzi che lavorano qui». A colpo d'occhio molte cose sembrano davvero funzionare. Le scalinate sono in ordine, non ci sono gradini traballanti o rotti, le scale a carrello - quello per salire a depositare i fiori -, sono state sostituite: tutte rigorosamente a norma, mentre le precedenti, molte delle quali arrugginite e vecchie, sono state demolite. I cassonetti svuotati con regolarità, i tombini che non si intasano (l'impianto di scarico è ben funzionante) e le fontanelle posizionate in ogni angolo dei campi, completano il quadro. E poi i bagni. Anche questi sono un buon esempio. Rinnovati da un anno, i servizi igienici possono essere usufruiti senza incorrere in brutte sorprese.
«C'è una ditta di pulizie che viene qui due volte la settimana, forse anche tre - ricorda Stefano, residente a Pontedecimo. Certo non può dirsi che tutto vada bene. Ci sono tantissime transenne, se ne contano una decina. Troppi colombari e ossari che necessitano di ristrutturazione. Questo significa che i parenti non possono accedervi perché sono zone pericolose». E in effetti girando con attenzione per il cimitero, tra qualche cespuglio di erba incolta spuntano anche molti cornicioni a rischio caduta, tombe e cappelle di famiglia danneggiate e rovinate e alcuni marmi dismessi. C'è chi si lamenta poi della carenza degli autobus che servono il cimitero. L'unico che c'è, vale a dire il «73» ha una frequenza irregolare. Tra le undici e le 14 esiste infatti un vero e proprio buco nell'orario; buco che lascia a piedi molti dei visitatori.

«Spesso siamo costretti a raggiungere gli autobus in altre fermate, per tornare a casa. È un problema che solleviamo da sempre - denunciano alcuni di loro -. Malgrado ciò sembra non sembra interessare a nessuno, e questo non è corretto. Siamo condannati ad aspettare o a farci venire a prendere».

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