«È stata la campagna elettorale più aspra degli ultimi anni. La pretestuosità di alcuni argomenti non mi ha di certo appassionato». Non ha dubbi Gianni Sammarco, coordinatore romano del PdL, la campagna elettorale che si chiude questa sera, è stata brutale, senza esclusione di colpi. Un ritorno al peggio degli anni Settanta. «Lo dimostrano i ripetuti e sistematici atti vandalici ai danni dei gazebo del PdL. È inaccettabile che si torni a quel clima passato da caccia alluomo».
Roma è stata al centro del dibattito politico dopo le accuse di Franceschini ad Alemanno.
«Faccio politica da molti anni e conosco il gioco delle parti: ogni opposizione deve essere il cane da guardia di chi governa. Il problema è quando si tenta artatamente di smentire numeri oggettivi. A Roma sono calati i reati, sono stati regolamentati i cortei e le piazze del centro. Il bilancio è stato risanato ed è stata portata a casa la riforma, attesa da ventanni, di Roma Capitale. La città, inoltre, è stata teatro di eventi prestigiosi come la finale di Champions, il Giro dItalia, il G8 durante i quali ha dimostrato di avere unorganizzazione adeguata. Davvero non ricordo un sindaco che in un solo anno abbia cambiato cosi radicalmente il volto di una città».
In pratica lei sostiene che lopposizione dovrebbe riconoscere questi risultati
«Non pretendo tanto ma mi piacerebbe che sia a Roma sia in Parlamento le opposizioni seguissero il modello anglosassone. Ultimamente esponenti del centrosinistra e autorevoli giornali guardano alla severità e allausterità con cui Stati Uniti e Gran Bretagna giudicano gli uomini politici. Giustissimo, il mondo anglosassone è stato la culla della democrazia e della rappresentatività popolare, ma allora si prendesse a modello anche il loro modo responsabile e costruttivo di fare opposizione. Gli americani hanno il motto Giusto o sbagliato è il mio paese, da noi invece si esulta per gli articoli della stampa estera contro il Governo».
Lei pensa che questa strategia si rivolgerà contro il Pd?
«Alcuni sociologi anni fa elaborarono la teoria dellAgenda Setting, ovvero la capacità dei media di decidere gli argomenti che devono diventare importanti. Vedo analogie tra questa teoria e lazione di qualche testata. Sono però convinto che gli elettori respingeranno al mittente alcuni temi che sentono ininfluenti per le loro necessità. Le assicuro che girando per i territori nessuno era interessato ai temi pruriginosi. Tutto si è ridotto a un referendum pro o contro Berlusconi, mentre la comunicazione si sarebbe dovuta occupare di Europa e dei benefici che il parlamento europeo apporta ai cittadini».
Per questo si teme una forte astensione
«Sarebbe un errore rinunciare al diritto al voto o disperderlo assegnandolo a formazioni non in grado di incidere a Strasburgo.
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