Il mondo rossonero piange Gianni Nardi E' stato il traghettatore del nuovo Milan

Decisivo il suo contributo per trasferire le azioni del club rossonero da Farina, scappato in Sud-Africa, al gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi. Quale riconoscimento di quel ruolo, ricoprì l’incarico di vice-presidente

Il mondo rossonero piange Gianni Nardi 
E' stato il traghettatore del nuovo Milan

Milano - Per qualche tempo fu l’ancora di salvezza di Giussi Farina, presidente del Milan senza una lira e assediato dai debiti. Nella fase decisiva, gennaio-febbraio ’86, è stato il decisivo mediatore che consentì al Milan di evitare il fallimento in tribunale e a Silvio Berlusconi di mettere piede in via Turati provvedendo così al rilancio del club diventato in seguito il più vincente al mondo. In riconoscimento di questo ruolo diplomatico così importante, gli fu promessa la poltrona di vice­presidente conservata fino a ieri quando Gianni Nardi è morto accudito dall’affetto dei suoi cari e da quello di sua moglie, la signora Maria. Erano due le sue grandi passioni: il Milan e la Ferrari.

Al mondo dello sport si affacciò grazie alla seconda: fu la popolarità come esponente del club del Cavallino rampante a portarlo dritto dritto alla corte di Farina, all’epoca presidente del Milan squattrinato e a caccia di finanziatori generosi. Il Milan ben presto, nel cuore di Gianni Nardi, soppiantò la Ferrari e divenne persino la sua principale occupazione, unita a quella dell’azienda familiare. Di Farina, nell’epoca più turbolenta e incerta del Milan, non fu soltanto un generoso benefattore ma anche un fidato collaboratore. Riuscì infatti a ritagliarsi anche compiti operativi e a strappare deleghe importanti, come quella tecnica. Si racconta di un intervento prezioso per convincere Liedholm a ritornare a Milano sulla panchina rossonera, di sicuro divenne il mentore di Mark Hateley, il centravanti inglese diventato il beniamino del pubblico milanista per il famoso gol di testa realizzato nel derby in un duello aereo plastico con Collovati.

Quando Farina fuggì in Sud-africa, fu Nardi a occuparsi della transizione provvedendo al pagamento di alcuni stipendi a calciatori e tecnici e trattando con il gruppo Fininvest per portare a termine il passaggio delle azioni milaniste a Silvio Berlusconi. Gianni Nardi, da quei giorni, non ha mai smesso di intrecciare la propria vita a quella della società di via Turati. Con la moglie è stato tra i più assidui frequentatori della cavalcata rossonera in Europa e in Giappone (per la prima coppa Intercontinentale). Non ha mai smesso di intervenire alle manifestazioni pubbliche, come nel febbraio scorso alla festa al teatro Manzoni per celebrare i 25 anni del matrimonio tra Berlusconi e il Milan appunto.

In tribuna d’onore, ai coniugi Nardi erano riservate da sempre due poltrone.

In privato Gianni Nardi è stato anche uno squisito padrone di casa. Amava circondarsi di amici e anche di cronisti sportivi, specie ad Alassio che considerava il suo buen ritiro. A ottanta anni ha smesso ieri di regalare sorrisi e ospitalità, lasciando un grande vuoto.

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