In 24 ore Trump prende posizione su Iran, Corea del Nord ed Israele

La Casa Bianca avverte la Corea del Nord ed è pronta ad annunciare nuove sanzioni contro l'Iran. Su Israele solo consigli, ma nessuna posizione ufficiale sulle attività di insediamento

In 24 ore Trump prende posizione su Iran, Corea del Nord ed Israele

In 24 ore l’amministrazione Trump ha annunciato che tutte le opzioni sono sul tavolo per fermare il programma missilistico dell’Iran, avvertito la Corea del Nord dal non innescare un conflitto nucleare che coinvolgerebbe direttamente gli Stati Uniti e timidamente consigliato Israele dal non ampliare gli insediamenti in Cisgiordania, pur non prendendo posizione.

Iran: tutte le opzioni sul tavolo

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è pronto ad imporre nuove sanzioni contro l’Iran, preludio ad una più ampia strategia per contrastare ciò che la Casa Bianca vede come “comportamento destabilizzante”. Entro le prossime ore, probabilmente già oggi, sono attese le nuove misure restrittive contro una dozzina di soggetti ed obiettivi iraniani. Le nuove sanzioni sancirebbero l’inizio di una politica più aggressiva contro la Repubblica Islamica, così come più volte annunciato da Donald Trump durante la campagna alle presidenziali. Le misure restrittive sarebbero state formulate per non violare il precedente accordo sul nucleare, siglato nel 2015 tra l’Iran e le sei potenze mondiali. Poche ore fa, in merito alla questione iraniana, il presidente Trump ha annunciato che tutte le opzioni sarebbero state prese in considerazione, non fornendo ulteriori dettagli.

La nuova linea politica della Casa Bianca si discosta dalla politica estera della precedente amministrazione Obama.

Nella risoluzione 2231 delle Nazioni Unite, “si invita la Repubblica Islamica a non condurre test missilistici con possibile configurazione nucleare per i successivi otto anni dall’entrata in vigore dell’accordo, siglato il 20 luglio del 2015 con le potenze mondiali”. L'Iran sostiene che il programma missilistico del paese è progettato per la difesa con esclusiva capacità di carico utile convenzionale. L’accordo sul nucleare, entrato formalmente in vigore il 16 gennaio dello scorso anno, non contiene disposizioni su possibili lanci missilistici convenzionali. Il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite ha adottato una successiva risoluzione, in cui si invita l’Iran a non effettuare test missilistici. Nella precedente risoluzione del 2010, vi era invece l’assoluto divieto di testare missili capaci di trasportare testate nucleari.

Iran: “Non è la prima volta che una persona inesperta ci minaccia”

“Il governo americano capirà che minacciare l'Iran è inutile. La Repubblica Islamica non necessita di permessi per difendersi, tuttavia non è la prima volta che una persona inesperta ci minaccia”. E’ questo il commento di Ali Akbar Velayati, alto consigliere del leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ali Khamenei.

L’ultimo test missilistico di Teheran

Nell’ultimo lancio, avvenuto in un poligono alla periferia di Semnan, a circa 140 miglia ad est di Teheran, Teheran avrebbe testato un missile balistico ad alta precisione a medio raggio Khorramshahr. Il test di rientro, secondo il Pentagono, sarebbe fallito. Il missile sarebbe esploso dopo aver volato per 600 miglia. Si tratterebbe del secondo test effettuato da Teheran in presunta violazione delle risoluzioni vigenti, anche se l’interpretazione è discordante. Il comandante dell'Esercito iraniano, il generale di brigata Abdolrahim Moussavi ha più volte ribadito che “il paese continuerà a sviluppare i suoi programmi di difesa senza prestare attenzione alle minacce dell’Occidente”.

Corea del Nord: “La nostra risposta sarebbe efficace e travolgente”

“Qualsiasi utilizzo di armi nucleari da parte del Nord contro gli Stati Uniti o i suoi alleati, innescherebbe una risposta travolgente ed efficace”. E’ quanto ha annunciato poche ore fa il Segretario alla Difesa americano Jim Mattis, a margine di un incontro con il suo omologo sudcoreano, Han Min Koo.

“La Corea del Nord continua a lanciare missili, sviluppare il suo programma di armi nucleari ed utilizzare un comportamento minaccioso. Noi siamo alleati della Repubblica di Corea nel mantenere la stabilità nella penisola e nella regione. L’impegno dell'America nel difendere gli alleati e nel sostenere le nostre garanzie di deterrenza non è mai stato messo in discussione”.

Le rassicurazioni di Mattis, nel suo primo viaggio all’estero da Segretario della Difesa, ammorbidiscono le dichiarazioni di Trump che, durante la campagna elettorale, aveva definito un pessimo affare il trattato di difesa siglato da Obama con Seul.

Corea del Nord: non se, ma quando

“Se non fosse per il comportamento provocatorio della Corea del Nord, non avremmo bisogno del sistema Thaad. Nessuna altra nazione dovrà sentirsi minacciata dal sistema”.

Il Nord ha condotto test nucleari nel 2006, 2009 e nel 2013. Il quarto test nucleare si è svolto nel gennaio dello scorso anno, due giorni prima il compleanno di Kim. Lo scorso 8 settembre, la Corea del Nord ha effettuato il suo quinto ed ultimo test nucleare. Nel cercare di rendere operativo il suo deterrente nucleare, la Corea del Nord vuole dare prova alla comunità internazionale di possedere anche una capacità Slbm. Tale tecnologia bypassa il sistema Thaad, che sta per sorgere nella penisola coreana, a causa del suo raggio di intercettazione di 120 °. Un sottomarino, concettualmente, potrebbe lanciare il suo carico da qualsiasi direzione. La città meridionale di Seongju ospiterà il Sistema di Difesa d'Area Terminale ad Alta Quota. Il sistema missilistico sorgerà nella provincia di Gyeongsang, 296 km a sud est di Seul. Il nuovo asset consentirà di difendere due terzi del territorio della Corea del Sud. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o Thaad, è ritenuto in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto. Lockheed Martin, conferma un raggio di azione di 200 km ad un'altitudine operativa di 150 km ed una velocità massima di Mach 8.24. I sistemi THAAD chiuderebbero il cerchio difensivo a protezione dello strato esterno della Corea del Sud, integrandosi ai sistemi Aegis e Patriot già attivi. Il sistema Thaad sarà operativo entro la fine dell'anno.

Salito al potere nel 2011 dopo la morte del padre, Kim Jong Un ha ridato nuova linfa ai programmi missilistici e nucleari del paese. Nell’anno appena concluso, Pyongyang ha effettuato due test nucleari e lanciato più di trenta missili in via di sviluppo. Nonostante le risoluzioni delle Nazioni Unite, la Corea del Nord continua a sviluppare il processo di standardizzazione delle testate nucleari da imbarcare sui missili strategici.

I test del 2016

La Corea del Nord avrebbe ultimato i preparativi sul nuovo missile balistico intercontinentale. Nell’anno appena concluso, il Nord ha effettuato due test fondamentali nello sviluppo della tecnologia Icbm. Nel primo, gli scienziati hanno effettuato una prova statica di uno scudo termico, componente progettato per proteggere la testata nucleare nella fase di rientro nell'atmosfera. Nel secondo, una prova statica della prima fase di un Icbm KN-08. Riassumendo in breve: i missili balistici lasciano l'atmosfera prima di rilasciare le testate che rientrano sulla terra per colpire i loro obiettivi. Lo scudo termico è fondamentale per preservare il carico nucleare. Non risultano essere stati eseguiti test di vibrazione in volo sulle testate, così come sul sistema di guida inerziale e puntamento stellare. Pyongyang dichiara di aver progettato dei nuovi materiali termodinamici refrattari. Impossibile, infine, confermare il successo della miniaturizzazione e lo sviluppo dei motori a combustibile solido. Senza la padronanza di tale tecnologia i missili della Corea del Nord, simboli della nazione, rappresentano attualmente una sorta di minaccia terroristica contro il Sud ed il Giappone.

Israele: “Ulteriori insediamenti non porteranno la pace”

“I nuovi insediamenti in Cisgiordania non saranno utili per il raggiungimento di una pace in Medio Oriente”. E’ quanto si legge in una dichiarazione ufficiale della Casa Bianca.

“La costruzione di nuovi insediamenti o l'espansione degli esistenti al di fuori dei confini attuali, non possono essere utili nel raggiungimento di questo obiettivo, tuttavia la Casa Bianca non ha una posizione ufficiale su tali attività. Il desiderio americano per la pace tra israeliani e palestinesi è rimasto invariato per 50 anni. Il presidente Trump è molto interessato all’accordo che potrebbe porre fine al conflitto israelo-palestinese e sta attualmente esplorando il modo migliore per fare progressi per il raggiungimento di questo obiettivo. Esortiamo tutte le parti nel non prendere azioni unilaterali che potrebbero minare la nostra capacità di fare progressi. L'amministrazione deve avere la possibilità di consultare pienamente tutte le parti”.

In una successiva dichiarazione separata, la Casa Bianca ha chiarito la sua posizione sulle attività di insediamento.

“Anche se non crediamo che gli insediamenti possano rappresentare un ostacolo per la pace, la costruzione di nuovi o l'espansione degli esistenti al di fuori dei confini attuali, non possono essere utili nel raggiungimento della pace. L'amministrazione Trump non ha una posizione ufficiale sulle attività di insediamento”.

Trump: "Tutto cambierà"

Trump ed il Primo Ministro Netanyahu si incontreranno il prossimo 15 febbraio alla Casa Bianca. L’elezione di Trump è stata ben accolta dal governo Netanyahu. Lo scorso dicembre, la squadra di Trump fece pressione sull’amministrazione Obama per affossare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che condannava la costruzione degli insediamenti israeliani Cisgiordania. Risoluzione poi passata con l’astensione degli Stati Uniti. Nella risoluzione “gli insediamenti non hanno una validità legale ed ostacolano il processo di pace in Medio Oriente”.

Trump, durante la campagna elettorale, promise di stringere i rapporti con Israele. La nomina di David Friedman come ambasciatore per lo Stato ebraico, forte sostenitore delle attività di insediamento, è vista in tal senso. Tutto cambierà, scrisse Donald Trump su Twitter il 23 dicembre scorso

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