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In affitto i locali della vecchia sede di Charlie Hebdo

La decisione è stata presa di comune accordo tra proprietari e superstiti: "Quello che è successo in questi locali è spaventoso, ma la vita deve continuare"

In affitto i locali della vecchia sede di Charlie Hebdo

Un anno dopo la strage, gli ex uffici della redazione di Charlie Hebdo sono stati rimessi a nuovo e ora si cerca un nuovo affittuario, anche se l'impresa non si preannuncia facile. La conferma è arrivata dall'Ente immobiliare della città di Parigi (Rivp), proprietario dell'edificio che ospita lo spazio da 280 metri quadrati con finestre sul cortile interno che fu teatro dell'attacco nel gennaio di un anno fa.

Il nuovo destino di quella che fu la "casa di Charlie", spiegano al quotidiano Le Parisien dalla società, è stato oggetto di profonda riflessione e concordato con i superstiti. All'inizio, nei primi mesi del 2015, si era pensato a non riaffittare gli uffici e trasformarli in una specie di "santuario", che diventasse allo stesso tempo memoriale per le vittime e spazio di riflessione sulla libertà di espressione.

L'idea, però, non ha trovato grande consenso. E anche i redattori del settimanale scampati alla strage, che nel frattempo hanno trovato una nuova sede in un edificio sotto stretta sorveglianza, hanno detto di "desiderare che i locali riprendessero vita".

La speranza, dice ancora la Rivp, era di "mantenere lo spirito accogliendo un'associazione o un'impresa creativa, perché quando si entra qui, si sente ancora lo spirito di Charlie e la libertà e l'impertinenza che incarnava".

Finora, le ricerche di un nuovo affittuario non hanno avuto successo, e c'è anche chi ha già detto no grazie, come la redazione del nascente sito Lesjours.fr. Il sindaco dell'undicesimo arrondissement, Francois Vauglin, resta però ottimista: "Sapete, qui 15mila bambini ebrei sono stati arrestati nelle scuole e deportati, ma oggi le stesse scuole continuano ad accogliere allievi.

Quello che è successo in questi locali è spaventoso, ma la vita deve continuare".

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