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Africa, esplode il razzismo tra fratelli: "Hai la pelle più scura e porti l'ebola"

In Marocco parte una campagna di sensibilizzazione contro le intolleranze anche in vista della Coppa Africa. Aumentano le segnalazioni di attacchi e insulti verbali ai subsahariani

Africa, esplode il razzismo tra fratelli: "Hai la pelle più scura e porti l'ebola"

Una donna di colore entra nell’hammam e le donne presenti escono dalla stanza. Un uomo torna a casa dal lavoro e sente un gruppo di ragazzini che gli gridano contro: “Ebola! Ebola!”. “Sono di colore, però non chiamatemi ebola”, supplica. In Marocco gli episodi di discriminazione razziale stanno aumentando: chi ha la pelle più scura può essere portatore del virus. L’ebola sta segnando in Africa un pericoloso spartiacque tra le popolazioni del nord e i subsahariani. E’ il nuovo razzismo, l’intolleranza che dai barconi carichi di immigrati per l’Italia, dove i “più neri” vengono schiacciati nelle stive dai “meno neri”, arriva sui marciapiedi delle grandi città. Il terrore del virus crea barriere tra cittadini dello stesso continente.

È una guerra tra fratelli che a Casablanca ha imposto la nascita di una campagna di tolleranza contro le discriminazioni figlie della paura dell’ebola dal titolo “Sono marocchino, sono africano”. L’iniziativa è organizzata dall’associazione non governativa Forum Anfa.

Le città a forte immigrazione, come Tangeri, Rabat e Casablanca, sono i luoghi dove sta crescendo la paura nei confronti di chi arriva dal sud, per il colore della sua pelle che può indicare una provenienza dai Paesi più esposti al virus, come la Liberia o la Guinea. La tensione sta crescendo, e può trasformarsi, secondo l’Osservatorio del nord sui diritti umani (ONERDH) in un serio allarme sociale: “Se non si prendono misure, la situazione può peggiorare e sarà molto difficile riportare la calma”, avverte il presidente, Mohamed Benaissa. La vita in Marocco e in generale in tutti i Paesi del Nordafrica è difficile soprattutto per chi arriva dalla Liberia. Il fotografo e presentatore televisivo Shoana Salomon ha lanciato un’altra campagna antidiscriminazione dal titolo “Sono della Liberia, non un virus”: “Quando ti chiedono di dove sei, e dici che vieni dalla Liberia – racconta una delle donne liberiane che partecipano al progetto – ti danno sempre le spalle”.

Le campagne di sensibilizzazione sono state decise anche in vista della Coppa Africa di calcio che si svolgerà in Marocco a gennaio. Il governo ha deciso di rinunciare ad ospitare la manifestazione, ma la Confederazione calcistica africana ha posto l’ultimatum: Rabat non può tirarsi indietro, e comunque entro l’11 novembre deve definire le sue intenzioni.

Il Marocco si sta attrezzando

sul terreno della prevenzione in vista dell’arrivo di squadre e tifosi da tutto il continente, ma la paura e l’intolleranza sono fenomeni altrettanto difficili da gestire di un’epidemia, segnalano le associazioni del Paese.

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