Albania, 140 manifestanti intossicati dopo il corteo

A decine in ospedale con sintomi di intossicazione dopo il corteo contro il governo albanese. L'accusa dell'opposizione: "Usato un agente chimico contro i manifestanti"

Albania, 140 manifestanti intossicati dopo il corteo

Nella giornata di domenica decine di manifestanti dell’opposizione albanese, incluso il suo leader Lulzim Basha, sono finiti all’ospedale “Università Maria Teresa” con tutti i segni di quello che sembra un attacco con agenti chimici.

Un comunicato del Ministero della Salute rendeva ieri noto che 76 persone si erano recate nelle strutture sanitarie per ricevere assistenza medica in seguito a sintomi ben specifici: arrossamento e bruciore agli occhi, irritazione della pelle, difficoltà respiratorie.

Nella mattinata di lunedì emergeva che il numero di intossicati era salito a 140, di cui 14 ricoverati. Inoltre venivano segnalati altri casi sospetti nelle zone di Durazzo ed Elbasan.

I sintomi sembrano essere transitori, ma il leader dell’opposizione Basha è stato durissimo:

“I responsabili di questo attacco devono essere portati di fronte alla giustizia e se ciò non accade allora significa che lo Stato è al collasso”.

Faide politiche interne? Criminalità organizzata? Jihadismo? E’ presto per trarre conclusioni.

L’ex presidente dei Democratici, Sali Berisha, ha intanto pubblicato foto dei manifestanti contaminati, immagini che hanno repentinamente fatto il giro del web.

Il Primo Ministro albanese Edi Rama ha immediatamente ordinato un’indagine per verificare mandanti, modalità ma anche tipo di sostanza utilizzato. Intanto il giornalista albanese Gjrgj Thanasi ipotizzava sul sito Citynews l’utilizzo di agente chimico HL “blister” diffuso con un possibile drone. Fatto chiaramente da verificare.

Il prossimo giugno in Albania avranno luogo le elezioni generali e la tensione è molto alta, non soltanto a causa di forti contrasti interni a livello istituzionale che negli ultimi mesi hanno chiamato in causa persino l’ambasciatore statunitense Donald Lu e soggetti accusati di essere vicini a George Soros, ma anche per quanto riguarda il problema sicurezza, con il rischio del potenziale rientro di jihadisti albanesi dai territori di guerra siriani ed iracheni.

L’Isis aveva già minacciato l’Albania, diventata meta turistica estiva a livello europeo e dunque anche target di primo piano per il jihadismo nell’area balcanica. Un’Albania che si è tra l’altro recentemente impegnata ad inviare un contingente militare in Iraq in supporto alla Coalizione anti-Isis.

Non bisogna dimenticare poi che le autorità albanesi sono state le prime nei Balcani, assieme alla Bosnia, a sgominare una grande cellula transnazionale di propagandisti e reclutatori dell’Isis, con legami anche in Italia, la network “Balla-Hysa”.

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