Condannato per corruzione il "braccio destro" della Kirchner,

Cristina Fernández de Kirchner accusa l’attuale Capo dello Stato, Mauricio Macri, di avere avviato una “persecuzione politico-giudiziaria” ai danni della sinistra

Condannato per corruzione il "braccio destro" della Kirchner,

Amado Boudou, Ministro argentino dell’Economia dal 2009 al 2011 e vicepresidente del Paese sudamericano dal 2011 al 2015, è stato condannato per corruzione da un tribunale di Buenos Aires. Il “braccio destro” di Cristina Fernández de Kirchner avrebbe concesso a una società tipografica diversi favori, ricevendo in cambio la presidenza di quest’ultima. Dopo la sentenza, Boudou si è immediatamente presentato all’opinione pubblica nazionale come “vittima di una persecuzione ordinata dal presidente Macri”.

Nel 2010, la società tipografica Ciccone Calcográfica si trovava sull’orlo della bancarotta. Tuttavia, il Ministro dell’Economia dell’epoca, Amado Boudou, decideva di non sottoporre ad amministrazione straordinaria la ditta e di non azzerare la dirigenza di quest’ultima. Alla base di tale scelta vi sarebbe stato, secondo i magistrati, un patto corruttivo. Il Ministro, infatti, avrebbe ricevuto dalla società tipografica, quale contraccambio per la mancata amministrazione straordinaria, un “pacchetto” di azioni della Ciccone Calcográfica pari a 2,3 milioni di pesos. Il valore delle azioni donate a Boudou avrebbe consentito al “braccio destro” della Kirchner di conquistare la presidenza della ditta attiva nell’emissione di banconote. I magistrati sostengono che il “pacchetto” non sarebbe stato offerto direttamente al Ministro dell’Economia, ma a una società fittizia: The Old Fund. A capo della “compagnia fantasma” vi era, a quel tempo, Alejandro Vandenbroele, incaricato da Boudou di fungere da prestanome.

Per il reato di “corruzione passiva”, l’esponente della sinistra è stato condannato a cinque anni e dieci mesi di reclusione. Il tribunale di Buenos Aires ha anche inflitto all’imputato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nicolas Ciccone, nel 2010 proprietario della Ciccone Calcográfica, si è visto comminare, per il medesimo crimine, quattro anni e mezzo di prigione. L’ex Ministro ed ex vicepresidente ha annunciato di volere ricorrere in appello contro la condanna e ha attaccato duramente l’attuale inquilino della Casa Rosada, Mauricio Macri: “Questa sentenza è frutto delle pressioni esercitate dal presidente Macri nei confronti della magistratura. Egli si crede il giudice supremo della nazione e utilizza i tribunali per danneggiare gli avversari politici”. Cristina Fernández de Kirchner, presidente del Paese dal 2007 al 2015, ha preso le difese del suo “braccio destro”: “Macri ha avviato una persecuzione politico-giudiziaria ai danni della sinistra. Boudou è stato colpito. Ora tocca a me e presto verranno incriminati tutti coloro che non accettano le riforme che l’attuale presidente vuole imporre alla nazione.”

Dall’insediamento di Mauricio Macri, nel dicembre del 2015, molti esponenti dell’Amministrazione precedente sono stati indagati per diversi reati, soprattutto per corruzione. Gran parte delle inchieste sono state avviate sulla base delle informazioni contenute nel “diario della corruzione”, una agenda appartenuta all’autista di un importante membro del Governo Kirchner.

In tale agenda, l’autista avrebbe annotato i nomi di esponenti della sinistra responsabili di pratiche corruttive. Secondo i magistrati, le informazioni riportate nel diario rivelano “retroscena scandalosi” degli anni della presidenza di Cristina Fernández de Kirchner.

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