La Cappella Sistina vivrà in un live showMa quanti dispetti per farla nascere

Da marzo all'Auditorium Conciliazione di Roma il capolavoro di Michelangelo diventerà, grazie alla tecnologia avanzata, uno spettaccolo in cui immergersi. Eppure la storia del grande affresco ha retroscena insoliti e piccanti. Tipo: un papa preso a sassate...

Un particolare della Cappella sistina
Un particolare della Cappella sistina

Tra poco non ci sarà più bisogno per ammirarla di girare gli occhi all’insù. Lo spettacolo della Cappella Sistina diventerà uno spettacolo che il 15 marzo prossimo verrà presentato all’Auditorio Conciliazione di Roma, prodotto da Artainment con la collaborazione scientifica dei Musei Vaticani, quella musicale di Sting e teatrale di Gabriele Vacis.

«Giudizio Universale: Michelangelo and the Secrets of the Sistina Chapel» sono un’ora di pura sperimentazione, un viaggio che attraverso le tecnologie più avanzate porterà lo spettatore dentro il capolavoro di Michelangelo. Sarà come essere parte dell’affresco più famoso del mondo, perduti in dipinti che vivono. Un mondo vero e proprio.Pensare che la costruzione della Cappella fu attraversata da dispetti e trabocchetti che è difficile immaginare oggi nell’era della tecnologia avanzata. Pere esempio: dato che Michelangelo si rifiutava di fargli vedere i lavori in corso nella Cappella, Giulio II, che gli aveva commissionato il lavoro appena eletto Papa, perché fosse il proprio sepolcro, entrò di soppiatto nella notte, ma il maestro, nascosto dietro un’impalcatura, lo colpì dall’alto con delle tavole, scappando poi dalla finestra e rifugiandosi a Firenze finché non fu sicuro che il Papa si fosse calmato.

Per l’affresco Michelangelo usò modelli nudi, ma solo maschili indipendentemente dal sesso del soggetto ritratto. Come altri artisti studiò i muscoli dei cadaveri: i suoi dipinti e le sue sculture hanno infatti circa 800 diverse strutture anatomiche ad alcune delle quali la medicina non aveva dato nemmeno un nome. Come racconta il libro di Rosa King «Il Papa e il suo pittore» tra Michelangelo e Giulio II scontri, ripicche e dispetti furono quotidiani. Quando fini la volta il maestro si rifiutò di assecondare il Pontefice che voleva un’ultima mano: «Bisognerà pur ritoccarla d’oro».

La risposta: «Io non veggio che gli uomini portino oro». E il Papa: «La sarà povera...». Michelangelo: «Quei che sono quivi dipinti furono poveri ancor essi». Il Papa non insisté più. Anche la risposta era un capolavoro...

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