Così New York ha bloccato l'organizzazione benefica di Trump

Per la procura la charity del candidato coinvolta in caso di finanziamento illecito

Così New York ha bloccato l'organizzazione benefica di Trump

Prima la questione della dichiarazione dei redditi e ora la decisione della procura di New York, che pone un nuovo problema finanziario per Donald Trump, ennesima tegola sulla sua campagna elettorale.

Il procuratore, mentre si discute di quell'escamotage che al miliardario avrebbe permesso di non pagare le tasse per gli ultimi 18 anni, ha ingiunto alla fondazione caritatevole a suo nome di cessare ogni attività di raccolta fondi, sostenendo che, non essendo registrata alle autorità statali, sarebbe di fatto un'attività illegale.

Da qualche tempo la procura della Grande Mela ha iniziato a occuparsi della Donald J. Trump Foundation. L'indagine era stata aperta a metà settembre, con il procuratore generale che già allora accusava la charity di non rispettare "le leggi sulle Ong" in vigore nello Stato di New York, dopo una serie di articoli pubblicati da quotidiani come il Washington Post e agenzie come l'Associated Press.

La notizia dell'inchiesta aveva portato a una risposta molto netta da parte della campagna di Trump. Il consulente per la comunicazione, Jason Miller, aveva accusato: "Questo non è che un altro lavoro di successo della sinistra per distrarre tutti dalla settimana disastrosa".

Intanto sotto il fuoco incrociato è finita anche una dichiarazione infelice del candidato repubblicano, che parlando dei reduci ha detto. "Quando torni dalla guerra e vedi cose che forse molti in questa stanza hanno visto molte volte, e sei forte puoi affrontarlo, ma molte persone non sono forti".

Un commento a cui ha

risposto il vice presidente Joe Biden, il cui figlio è morto in Iraq. "Questo Paese ha un solo sacro obbligo - ha detto -. Prendersi cura di chi mandiamo in guerra e preoccuparci per loro e le loro famiglie quando tornano".

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