Ecco chi sono i dodici rifugiati che il Papa ha portato con sè da Lesbo

Tre famiglie siriane, due di Damasco e una di Deir Ezzor: le loro storie

Alcuni dei migranti del campo rifugiati di Moria, a Lesbo
Alcuni dei migranti del campo rifugiati di Moria, a Lesbo

Sono dodici i migranti che sono tornati in Vaticano insieme a Papa Francesco. Si tratta di sei adulti e sei bambini, arrivati prima del 20 marzo a Lesbo e che avevano i documenti in regola, che dunque hanno potuto seguire il Pontefice nel suo ritorno a Roma.

C'è Wafa, 30enne della frazione Zamalka di Damasco, che prima della guerra era parrucchiera. "Oggi l'ho visto sorridere - racconta al Corriere della Sera, indicando il figlio di sei anni - per la prima volta dopo tanto tempo". Wafa e Osama, il marito 37enne, hanno anche una bimba che di anni ne ha otto. Mentre saliva in aereo le ha chiesto: "Mamma, oggi torniamo a casa?".

La seconda famiglia accolta da Francesco è quella formata dal 51ebbe Ramy, insegnante a Deir Ezzor, prima che l'Isis arrivasse in città, e dalla moglie 49enne Suhila, che era impiegata in una sartoria. Hanno due maschi e una femmina. Rachid ha 18 anni, Abdel Majid 16 e la piccola Al Quds (il nome arabo di Gerusalemme) soltanto cinque. "Adesso che siamo qui a Roma tutto sommato ci piacerebbe restare", dice il padre, che inizialmente puntava alla Germania.

Di Damasco, come Wafa e Osama, sono anche Nour, 31enne ingegnere bochimico e il marito Hasan, che fa lo stesso lavoro.

Sono partiti dalla costa turca, da Smirne, lo scorso 18 marzo, a bordo di un barcone. Con loro anche il figlio di due anni. "Noi siamo musulmani e siamo arrivati qui a Roma con il Papa - dice Nour -. È bellissimo, è il segno evidente che le religioni possono unire invece di dividere...".

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