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Da escort a sposa dell'Isis, la storia di Derya tornata in Germania dal Califfato

Partita per la Siria ha avuto un figlio dal jihadista italo-tedesco Mario Sciannimanica. Ora è tornata in Germania con suo figlio. Sono quasi 800 i miliziani dell'Isis prigionieri dei curdi che ora potrebbero essere rimpatriati in Europa per essere processati

Da escort a sposa dell'Isis, la storia di Derya tornata in Germania dal Califfato

Da escort a vestale dell’Isis. È la storia di Derya, ventiseienne di origini turche, nata in un paesino della regione della Ruhr, che nel 2014 ha deciso di lasciare la Germania per unirsi al Califfato.

Una scelta fatta per amore, racconta la Bild, che nel 2014 l’ha portata a sostituire i tacchi a spillo con il velo integrale. A farla entrare nel giro della prostituzione, ancora giovanissima è un gruppo di bikers suoi connazionali. Sono anni di sofferenza, dove Derya è costretta a subire la violenza e i ritmi imposti dai suoi protettori. Per questo l’incontro sul web con Mario Sciannimanica, un ex pugile italo-tedesco nato a Leverkusen, con la passione per il rap e le simpatie jihadiste, le appare forse come un mezzo per scampare ad una vita che non le appartiene più.

Basta un matrimonio celebrato sul web a convincerla, due mesi dopo, a raggiungere il confine con la Siria, dove ad attenderla c’è suo marito e la promessa di una vita diversa. Ma l’idillio si rompe presto. La vita scorre tra violenze, prigioni e campi di addestramento. I due si trasferiscono in Iraq, dove avranno un figlio. Ma invece di tenere in braccio il suo bambino Derya è costretta a passare le sue giornate sorreggendo Kalashnikov e M16. Più utili, le spiegheranno, quando si troverà davanti agli infedeli. I fianchi le vengono avvolti da una cintura esplosiva. La migliore difesa, per un jihadista, quando non c’è più nulla da fare. Meglio "uccidersi" che finire prigionieri, è il mantra che tutti lì hanno finito per imparare.

La coppia entra in crisi e Derya finisce di nuovo in Siria, dove diventerà la seconda moglie del comandante jihadista belga Abu Salahuddin. L'uomo però muore dopo due mesi, sotto i colpi di un drone. Derya torna da Mario, ma anche questa prima unione non è destinata a durare. Il ragazzo presto viene ucciso. Così la donna decide di scappare per porre fine al suo incubo. Nel 2017 torna in Germania con il bambino nato nello Stato Islamico. Il problema del ritorno dei jihadisti europei dal campo di battaglia, man mano che si avvicina la capitolazione dell’Isis in Siria, è all’ordine del giorno per le intelligence del Vecchio Continente. Nei giorni scorsi, infatti, il presidente americano Donald Trump ha chiesto che, in vista del ritiro delle forze americane, i miliziani europei catturati dai curdi vengano rimpatriati e processati nei rispettivi Stati d’origine.

Quasi 800 combattenti di cui, ha chiarito la rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, dovranno occuparsi i singoli governi. Ma i ministri degli Esteri europei hanno già messo le mani avanti.

Sarebbe “estremamente difficile” per il capo della diplomazia tedesca, Heiko Maas, organizzare i rimpatri dei jihadisti tedeschi e garantire loro un processo in Germania, per via delle informazioni confuse che arrivano dalla Siria.

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