In Germania ci sono sempre meno tedeschi

Secondo i dati ufficiali, alla fine del 2018, circa 10,9 milioni di persone di nazionalità non tedesca erano iscritte al registro centrale degli stranieri: e i tedeschi "purosangue" sono già la minoranza

In Germania ci sono sempre meno tedeschi

A Francoforte, in Germania, gli stranieri raggiungono il 53%, a Monaco il 43%, a Norimberga il 44%, a Düsseldorf il 40%. A Stoccarda, la città della Mercedes, sono il 46%, ma tra i giovani fino ai 18 anni la percentuale sale al 60%. Lo riporta Italia Oggi in un'analisi, che spiega come i tedeschi "purosangue" siano già una minoranza in un Paese che conta 82 milioni di persone. Tant'è che, tra un decennio, gli emigrati o i loro figli saranno in maggioranza, prevede la Neue Zürcher Zeitung. Secondo i dati dello Statistisches Bundesamt (Destatis), citati da Deutsch Italia, delle 82 milioni di persone che viono in Germania il 14,63 per cento è di origine straniera. Questo boom di presenze di abitanti di altre nazionalità è il più alto registrato da quando l’Ufficio fu creato nell’ormai lontano 1967.

Secondo i dati ufficiali, alla fine del 2018, circa 10,9 milioni di persone di nazionalità non tedesca erano iscritte al registro centrale degli stranieri (Azr). Secondo l'Ufficio federale di statistica (Destatis), questo dato include circa 266.000 stranieri provenienti da Paesi al di fuori dell'Unione Europea (Ue) con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Alla fine del 2017, erano 217.000. Pertanto, il tasso di crescita annuale ha raggiunto un valore superiore al 20% per il terzo anno consecutivo. I principali Paesi di origine di questi gruppi comprendono India (12%), Cina (9%), Bosnia ed Erzegovina (8%) e Stati Uniti (7%).

I cittadini stranieri provenienti da paesi extra Ue registrati alla fine del 2018 nell'Azr con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro hanno in media 35 anni e sono per lo più maschi (68%). In 220.000 casi (83%) sono stati registrati con un permesso di soggiorno temporaneo e gli altri 46.000 (17%) con un permesso di domicilio a tempo indeterminato. La migrazione di manodopera dei cittadini dei Balcani occidentali è stata particolarmente forte negli ultimi anni: alla fine del 2018, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia insieme rappresentavano quasi il 25% di tutti gli stranieri con permesso di soggiorno in Germania per motivi di lavoro. Alla fine del 2015, la percentuale si attestava appena al 9%. Dalla fine del 2015, il numero di stranieri in possesso di permessi di soggiorno umanitario dai Balcani occidentali è aumentato solo leggermente (+7000), mentre il numero di persone in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro è aumentato da 13000 a 66000 (+53000).

Ci sono poi i - tantissimi - tedeschi di origine straniera. Lo scorso anno sui social network si era rapidamente diffuso un nuovo hashtag: #metwo. L'assonanza è con il movimento #metoo, spiega l'Agi, anche se le molestie sessuali non c'entrano. C'entra il "cuore diviso in due" dei cittadini tedeschi di origine straniera, come il calciatore della nazionale Mesut Özil, che, dopo un mondiale non proprio felice per la Germania, ha lasciato la Nazionale accusando di razzismo il presidente della Federcalcio tedesca Reinhard Grindel. "Agli occhi di Grindel e dei suoi sostenitori, io sono tedesco quando vinciamo, ma io sono un immigrato quando perdiamo", aveva scritto il giocatore che fu tra i pilastri del trionfo del 2014, "ho due cuori, uno tedesco e uno turco".

Questo per la Germania è un problema. Perché una grande potenza assimila i suoi cittadini, non "integra". La Germania è sicuramente una grande potenza economica, ma non è in grande di assimilare i nuovi arrivati come fanno gli Stati Uniti, per esempio. Una differenza sostanziale. Come spiegava in un'intervista del 2016 a Il Giornale, Michael Roth, ex Ministro alle Politiche Europee, da parte di Berlino "non c’è un’unica strategia di integrazione di queste persone o un unico modello da offrire. Ci sono tante soluzioni individuali. Se si impegnano e imparano la lingua possono trovare lavoro e avere un futuro. Si tratta però di percorsi individuali. Non offriamo loro un’unica identità da fare propria, ma un apparato burocratico funzionante all’interno di una società sicura e democratica".

Come suggerisce il libro After Europe dell’analista Ivan Krastev, le conseguenze dell’immigrazione diventeranno meno gestibili, non solo in Germania, ma nei 28 paesi dell’Unione europea che non nei 50 Stati degli Usa. La grande potenze americana è abituata ad assimilare l’immigrazione, non a subirla. Fa parte della sua storia. Gli immigrati hanno popolato gli Stati Uniti per oltre quattrocento anni. Per gli americani, l’afflusso di persone dall’estero, spesso causa di tensioni sociali, è normale.

Mentre alcuni Paesi europei hanno occasionalmente accolto in massa gli immigrati – nel ventesimo secolo la Francia ha assorbito nuovi arrivati ​​dall’Europa orientale e dalle sue ex colonie – i restanti membri dell’Unione europea hanno molta meno esperienza nell’accogliere e assimilare un gran numero di stranieri rispetto agli Stati Uniti. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

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