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La "lezione" di Chernobyl: "Il progresso uccide la natura"

L'autrice del libro che ha ispirato la serie sul disastro di Chernobyl parla dell'importanza della tragedia nella vecchia Unione sovietica

La "lezione" di Chernobyl: "Il progresso uccide la natura"

Il disastro della centrale nucleare di Chernobyl continua a essere al centro del dibattito mondiale. Le due serie tv, una americana e una russa, raccontano verità e contro-verità di una tragedia che ha segnato i nostri tempi. Svetlana Aleksievich, l'autrice bielorussa che ha ispirato con il suo libro il serial che ieri ha debuttato in Italia, ha parlato a Repubblica raccontando quanto questo disastro abbia influito sul futuro del genere umano, così come lo fanno anche il progresso e i cambiamenti climatici. Una "guerra", come l'ha definita la stessa Aleksievich, che per l'autrice non si può vincere. Perché il progresso tecnologico, a suo dire, è già sempre meno controllabile. E il disastro avvenuto in Unione sovietica lo ha reso chiaro: "Siamo testimoni di come stiano cambiando la natura e il clima. Capiamo che non sempre riusciamo a controllare le tecnologie di cui disponiamo. Non sappiamo neppure quanto a lungo dureranno gli effetti dell' esplosione di Chernobyl: c' è chi dice decine di anni, chi centinaia. La gente comincia a capirlo".

E il fatto che dopo Chernobyl ci sia stato Fuskushima è la dimostrazione, secondo la scrittrice, che la tecnologia non sia limitabile. Si può controllare fino a un certo punto e si arriverà a un momento in cui non sarà possibile disporre di essa, fino a giungere a un vero e proprio conflitto: "In una civiltà avanzata come quella giapponese, è bastata una forza maggiore come lo tsunami a spazzare via le sue conquiste. Il progresso oggi è una specie di guerra: una guerra contro la natura e contro l'uomo. Chernobyl è una guerra attuale: le guerre del futuro saranno così. E da una guerra così nessuno si salverà, da nessuna parte". Una frase che è un monito anche per le generazioni future. La tecnologia può essere fondamentale per tutelare l'essere umano.

Ma il monito della Nobel la letteratura è chiaro: evitare che tutto ciò si trasformi un una guerra che l'uomo rischia di perdere contro ciò che ha creato.

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