I medici stranieri delle ong pagati dall'Italia per studiare vanno a combattere con l'Isis

Medici e studenti di medicina abbandonano le ong per entrare a far parte dello Stato islamico. Tra loro anche molti immigrati di seconda generazione. Sostieni il reportage

Isis
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Sarebbero almeno 60 "i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari europei, soprattutto immigrati di seconda generazione, partiti per la Siria per aderire allo Stato islamico". A rivelarlo all'Adnkronos Salute è Foad Aodi, presidente dell'Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e della Comunità del mondo arabo in Italia (Co.Mai), che ha contattato diverse associazioni in Europa per quantificare il fenomeno.

"Purtroppo mi sembra solo la punta dell'iceberg, visto che il numero riguarda soltanto delle partenze certe di cui abbiamo notizie", ha detto Aodi che ha ricordato l'importanza degli operatori sanitari per l'Isis. "Il Califfato fa proselitismo fra la gente offrendo servizi socio sanitari ormai inesistenti sul territorio. E quelli sanitari sono i più richiesti. La propaganda, come indicano fonti inglesi, si rivolge soprattutto ad anestesisti, chirurghi e ginecologhe. Queste ultime richiestissime perché ci sono molte ragazze siriane violentate che hanno bisogno di cure o che vogliono abortire. Anche i fisioterapisti sono particolarmente corteggiati".

Gli operatori sanitari, con la promessa anche di una retribuzione, partono per la Siria "soprattutto da Francia, Inghilterra e Belgio. Paesi da cui ho avuto informazioni di diverse partenze già avvenute".

Secondo il parlamentare turco Ali Ediboglu sarebbero almeno 11 i dottori e gli studenti di medicina stranieri che sono entrati in Siria, attraverso la Turchia, la scorsa settimana per aiutare a curare i militanti dello Stato islamico. Secondo il parlamentare turco, questi medici "hanno subito il lavaggio del cervello. Questo è quello che pensiamo io e le loro famiglie".

Per quanto riguarda l'Italia, invece, "c'è un sospetto, quasi una certezza, che molti studenti di medicina tunisini, approdati

sulle coste italiane e oggi irreperibili dalle famiglie, siano partiti per la Siria. Mi ha fatto una certa impressione sapere che anche dalla Palestina sono partiti molti studenti di medicina, almeno una cinquantina".

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