Un centinaio di morti e 400 feriti in scontri che vanno avanti dal 13 luglio tra Tripoli e Bengasi. Sono questi i numeri forniti dal ministero della Sanità di Tripoli, che inquadrano il peggioramento della crisi libica, mentre molti Paesi occidentali stanno scegliendo di ridurre la propria presenza nel Paese.
Le milizie rivali di Zintan e Misurata si contendono da giorni il controllo dell'aeroporto di Tripoli. Lungo la strada verso lo scalo si trova anche un deposito di carburante della National Oil Corporation (Noc), dove ieri è scoppiato un incendio che ancora non è stato circoscritto. Il portavoce della società ha lanciato l'allarme per una possibile "esplosione di grande ampiezza", in grado di provocare danni in un'area dai tre ai cinque chilometri.
Due giorni fa gli Stati Uniti hanno sospeso l'attività dell'ambasciata, evacuando in Tunisia il personale. Prima di Washington i turchi avevano annunciato la chiusura della propria rappresentanza e la Gran Bretagna ha ridotto la propria presenza. Ieri un convoglio diplomatico britannico è stato attaccato da uomini armati.
Un comunicato della Farnesina ha spiegato ieri che anche gli italiani si sono attivati per evacuare quanti ne facciano richiesta.
Già cento persone hanno lasciato la Libia in aereo o dal confine con la Tunisia. L'ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi ha spiegato che la rappresentanza resta comunque aperta, per "tutelare i connazionali ancora rimasti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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