Il pangolino non è più un farmaco della medicina tradizionale cinese. Pechino ha infatti rimosso tale animale ricoperto di scaglie dall’elenco dei rimedi caratteristici della propria storica arte medica. Nei mesi scorsi, con l’infuriare dell’epidemia di Covid, le autorità locali avevano vietato, al fine di prevenire contagi dalle bestie agli esseri umani, l’utilizzo dei pangolini in cucina, continuando però a tollerare la loro cattura e il loro abbattimento per scopi terapeutici e per l’industria conciaria. Con la stretta varata in questi giorni, il gigante asiatico assicura invece alle specie in questione la massima protezione. Le parti del corpo del mammifero squamoso impiegate finora in campo farmaceutico erano principalmente le scaglie e la carne, con conseguente caccia intensiva e decimazione degli esemplari presenti nel Paese.
Il medesimo mammifero, ricorda la Bbc, è stato più volte additato come un possibile e decisivo intermediario nel processo di trasmissione del Covid dalle bestie all’uomo. Tuttavia, l’ipotesi incriminata non è condivisa in maniera unanime dalla comunità scientifica.
Relativamente al divieto di usare pangolini nella medicina tradizionale cinese, la proibizione è stata resa nota ieri, fa sapere l’emittente britannica, mediante le colonne dell’edizione locale del giornale Health Times.
La scelta di Pechino di dire basta all’uso di tali animali come materie prime per i preparati della medicina tradizionale ha immediatamente riscosso il plauso delle organizzazioni a difesa della fauna.
Ad esempio, evidenzia il network londinese, l’ong World Animal Protection, per bocca della propria esponente Katheryn Wise, ha espresso profonda soddisfazione per la svolta del gigante asiatico, salutandola come un’“ottima notizia” e augurandosi contestualmente che un’analoga protezione contro le macellazioni per scopi terapeutici venga presto estesa dalle autorità locali a tutte le specie selvatiche.
La stessa sollecitazione a vietare l’utilizzo di qualsiasi bestia nella storica medicina cinese è stata avanzata nei riguardi di Pechino anche da Nicole Benjamin-Fink, esponente dell’associazione ecologista Conservation Beyond Borders.
Le autorità del
Paese comunista, rimarca AdnKronos, hanno proibito ieri di impiegare nelle terapie tradizionali, oltre al pangolino, anche altre sostanze di origine animale, come delle “compresse contenenti feci di pipistrello”.
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