"Forse solo tra vent'anni sapremi se quella di Joe Biden è stata una gaffe oppure una dichiarazione fatta di proposito". Gabriele Natalizia, professore relazioni internazionali della Sapienza di Roma e coordinatore del centro studi geopolitica.info, nutre forti dubbi sul fatto che il presidente statunitense abbia espresso pubblicamente, per errore, il suo auspicio di vedere Vladimir Putin destituito.
Che ripercussione può avere questa dichiarazione?
"Bisogna capire, appunto, se è stata una gaffe oppure no. Entrambe le ipotesi, al momento, sono plausibili. In ogni caso, se fosse una gaffe, una frase del genere può solo irrigidire maggiormente la Russia. Se si vuole arrivare al tavolo delle trattative non si può dare del 'macellaio' o del 'killer' o, addirittura, proporre la rimozione dell'altro dal potere perché, ovviamente l'altro si trincererà nelle sue posizioni e non sarà disponibile al dialogo. Diverso è se, invece, questa dichiarazione è stata aggiunta volontariamente rispetto al testo originario dato che, ormai, gli Stati Uniti hanno perso una posizione di terzietà e sostiene apertamente l'Ucraina. Biden, con questa battuta, avrebbe potuto cercare di rafforzare ancora di più gli ucraini al tavolo delle trattative. I russi, infatti, avendo di fronte a sé anche il rischio di una rimozione del presidente, potrebbero fare maggiori concessioni".
Ma il cambio di regime è solo un auspicio degli Usa oppure è un'eventualità che può verificarsi?
"Ad oggi non siamo nelle condizioni di un 'regim change'. Putin è un presidente che guida la Russia da vent'anni. Ha creato un sistema di potere molto fedele a sé. Perché vi sia un cambio di regime, le piazze di San Pietroburgo e di Mosca dovrebbero rivoltarsi. Ma non solo. Quelle piazze dovrebbero trovare il sostegno almeno di una parte dell'esercito e di apparati dell'intelligence. Ora non abbiamo questo scenario. Certo, se le sanzioni durassero a lungo e la guerra finisse male, delegittimando la figura del presidente, in futuro potremo avere un'uscita di scena di Putin più precoce del previsto".
Un deputato russo ha paventato un attacco anche alla Polonia e ai Paesi baltici. Le pare possibile?
"No, la Russia non può permettersi un confronto con la Nato. Rischia di non poterselo permettere neppure con l'Ucraina, figuriamoci contro la Nato. Sarebbe una guerra che potenzialmente avrebbe anche uno scenario nucleare contro una coalizione enorme che ha come suo pilastro una potenza militare come quella degli Stati Uniti che è tutt'ora non sfidabile. La Russia, poi, non sembra una grande macchina da guerra, almeno per come si è presentata in questi anni. Ricordo che c'è stato per tre volte un cambio di strategia, l'uccisione di 6 generali e la rimozione di alcuni vertici della difesa e dell'intelligence. Anche come si sono mosse le truppe sul campo ci indica che non c'è soddisfazione per come sono andate avanti le operazioni".
Ma è comunque significativo che Biden abbia fatto quella presunta gaffe dalla Polonia?
"Più che quella gaffe è significativo che abbia citato Giovanni Paolo II. Dire 'Non abbiamo paura' vuol dire: 'Siamo pronti a tutto'. La verità è che c'è stato un forte endorsement della Polonia che, fino a un mese e mezzo fa, era uno Stato parìa sia nella Nato sia nell'Ue perché erano visti come degli sporchi sovranisti. Ora i polacchi sono diventati i salvatori della patria e tutti cercheranno di avere rapporti con loro. La Federazione Russa, con questa guerra, ha involontariamente rilanciato il Paese più anti-russo che c'è in Europa. Ma la verità è che, secondo me, la Russia non voleva neppure invadere l'Ucraina".
Si spieghi meglio...
"I russi stavano bluffando e, per non farsi scoprire, hanno invaso veramente. Il numero di uomini posizionato in Bielorussia e sul confine ucraino non è quello che serve per un'invasione su larga scala in un Paese di 44 milioni di abitanti. Erano 100-150mila uomini, ma quelli che effettivamente participano ai combattimenti erano 75-80mila perché tutti gli altri fanno logistica, trasporti, artiglieria, aviazione, medici, infermieri, cuochi ecc... Putin voleva portare il governo ucraino a dire 'Non aderiremo mai alla Nato'. Il ricatto non ha funzionato e, allora, ha attaccato da Nord per arrivare a Kiev con lo scopo di rovesciare Zelensky e fare un governo filo-russo. È andata male, la guerra si è allargata e, per non far scoprire il bluff, i russi hanno alzato sempre di più la posta".
Esiste la possibilità che l'Ucraina possa essere divisa in due come la Corea?
"Putin non ce la farà mai. Il Donbass era una scusa. Il vero obiettivo iniziale era imporre la neutralità e, quindi, ora la Russia punta a degli obiettivi di facciata, ossia il riconoscimento ucraino del ritorno della Crimea alla Russia e il rinforzo delle posizioni russe in Donbass. Sulla questione della neutralità, invece, si punta a uno scambio con l'Ucraina che non entra nella Nato, ma può fare domanda di adesione all'Unione Europea. Gli ucraini potrebbero, poi, rinunciare ufficialmente alla Crimea e riconoscere finalmente lo statuto speciale al Donbass. I russi non vogliono neppure conquistare tutto il Sud anche perché Odessa non stanno riuscendo a conquistarla. Vogliono trasformare il Mar d'Azov per trasformarlo in una sorta di 'lago russo' e, probabilmente, vogliono prendere Mariupol solo per averla come 'merce di scambio' nella fase delle trattative".
Ma chi sta vincendo la guerra?
"Nessuno. Gli ucraini non la possono vincere. La loro vittoria è far costare troppo la vittoria ai russi, i quali probabilmente si stanno convincendo che, forse, non vale la pena perdere altri uomini, altra parte della loro economia e della loro reputazione internazionale. Quando la guerra finisce male, infatti, le altre nazioni hanno meno paura di te e, perciò, si è parlato del 9 maggio come data simbolica della fine della guerra. La sconfitta dei nazisti ucraini corrisponderebbe alla vittoria sui nazisti tedeschi".
Qual è il ruolo della Cina?
"La Cina non ha mai svolto il ruolo di mediatore prima. Ora che decide di svolgerlo, andando a minare il prestigio degli Usa, vogliono ottenere un successo perché un insucesso minerebbe molto l'immagine cinese. La Cina, poi, ha sempre avuto una posizione ambigua. Se da una parte russi e cinesi hanno una patnership economica, dall'altro è vero che Pechino ha negato gli aiuti militari richiesti da Mosca. I russi e i cinesi, storicamente, non hanno rapporti oppure si fanno la guerra. Insomma, buoni rapporti non ne hanno mai avuti".
E quello dell'Ue?
"L'Ue è un progetto essenzialmente
economico e ha avuto la capacità di serrare i ranghi dei Paesi membri sulle sanzioni economiche. Altro non può fare. Nel momento in cui si tratterebbe di attuare sanzioni sull'energia, il fronte europeo che, ora, si romperebbe".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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