Quebec, vietati i simboli religiosi a lavoro

Una controversa legge vieta ad alcuni dipendenti del settore pubblico (come insegnanti, giudici e ufficiali di polizia) di indossare simboli religiosi (kippah, turbanti o hijab) durante le ore lavorative

Quebec, vietati i simboli religiosi a lavoro

Il Quebec, la provincia francofona del nord-est del Canada, ha approvato una controversa legge che vieta ad alcuni dipendenti del settore pubblico (come insegnanti, giudici e ufficiali di polizia) di indossare simboli religiosi (kippah, turbanti, hijab ecc.) durante le ore lavorative. La norma ha sollevato una levata di scudi sia da parte dei difensori dei diritti civili che da parte delle varie autorità religiose di ogni confessione.

La Bill 21, che è passata con 73 voti a favore e 35 contro, colpisce i lavoratori pubblici in posizioni di autorità ma esenta gli attuali impiegati governativi e i servitori civili. Come scrive Al Jazeera, se i datori di lavoro non applicano il divieto, dovranno affrontare "misure disciplinari" non ancora specificate.

Per quanto riguarda gli insegnanti delle scuole, solo quelli assunti dopo il 28 marzo 2019 non dovranno indossare simboli religiosi. Tuttavia, se un insegnante assunto prima del 28 marzo 2019 desidera essere promosso non gli sarà permesso di indossare alcun simbolo religioso.

Simon Jolin-Barrette, ministro per l'immigrazione del Quebec, ha affermato che "è legittimo per la nazione del Quebec decidere in quale forma la laicità si applica nel suo territorio e nelle sue istituzioni". In realtà tutti i leader religiosi della varie religioni e i sostenitori dei diritti civili non parlano di laicità ma di laicismo esasperato.

La mossa della Coalition avenir Québec, che controlla il governo della provincia con 74 seggi presso l’Assemblée nationale, entra addirittura in conflitto con la posizione del presidente del Canada, Justin Trudeau, che, almeno sulla carta, intende promuovere la libertà religiosa per tutti (anche se i cristiani, alla luce di certe scelte etiche del premier canadese, non sempre sembrano rientrare in questo "tutti"). "Per me è impensabile che, in una società libera, possiamo legittimare la discriminazione nei confronti di alcuni cittadini per via della loro religione", aveva dichiarato Trudeau alla notizia della presentazione del progetto di legge.

"Questo disegno di legge che è stato approvato è incostituzionale. Ci divide e il suo passaggio è un giorno buio non solo per il Quebec ma per tutti i canadesi che credono nella parità di diritti per tutti", ha detto Mustafa Farooq, direttore esecutivo del Consiglio nazionale dei musulmani canadesi.

Anche i Sikh sono sul piede di guerra. Alla Bbc Amrit Kaur, membro dell'Organizzazione mondiale Sikh, ha chiesto se c'è ancora un posto per lei in Canada ed ha spiegato che per i Sikh indossare un turbante è "una parte così importante del loro ethos", non possiamo "disassociarci da esso": La Kaur ha spiegato che la sua fede non può "lasciare alla porta" il turbante, è "praticamente impossibile".

Sempre alla Bbc Taran Singh, rappresentante della comunità Sikh del Quebec e membro della locale coalizione per l'inclusione, ha spiegato che la Bill 21 è una "soluzione divisiva" e che la legge porta a pensare che "indossare un simbolo è in qualche modo proselitismo". In molti hanno parlato di "secolarismo legislativo" mentre gli atei hanno festeggiato la norma. Come David Rand, un secolarista e ateo convinto, che sul media britannico ha definito la Bill 21 "una restrizione perfettamente ragionevole".

Il premier del Quebec, François Legault, ha dichiarato dopo la sua adozione che i Quebeciani si aspettavano da molto tempo una legge che proibisse chiaramente l’esibizione di simboli religiosi per "persone con autorità statale". Il capo dell'opposizione, invece, Pierre Arcand, ha detto che questa nuova legge "pasticciata" toglierà "diritti delle persone".

"Mi sono svegliata con meno diritti per le persone che amo in un posto che amo", ha sostenuto Lisa Grushcow, una rabbina di Montreal. "È peggio di quanto ci aspettassimo. Ci saranno molte sfide legali".

Anche la Chiesa Cattolica del Canada si è espressa contro l’iniziativa legislativa. Per i vescovi la Bill 21 "alimenterà la paura e l'intolleranza, piuttosto che contribuire alla pace sociale". Per i vescovi la norma va a scapito dei diritti religiosi fondamentali. "Crediamo che sia meglio combattere i pregiudizi e la paura dell'altro in modo razionale, educando le persone sulla diversità delle esperienze e delle tradizioni religiose, spirituali e culturali, piuttosto che con le proibizioni", avevano fatto sapere i vescovi.

Il Quebec, provincia molto cattolica almeno fino alla metà del ventesimo secolo, da anni ha

progressivamente proposto iniziative sulla questione della "laicità" che i precedenti governi liberali e del Partito del Quebec non erano riusciti a portare a termine. Adesso è il turno dei nazionalisti della Coalition avenir Québec.

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