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"Alla Scozia indipendente non conviene né l'Euro né la Sterlina"

Il professor Giuseppe Di Taranto, ordinario di Economia alla Luiss spiega come Edimburgo avrebbe problemi sulla valuta da adottare

"Alla Scozia indipendente non conviene né l'Euro né la Sterlina"

Sterlina, petrolio e conseguenze economiche. Si è parlato molto dei risvolti economici che l'indipendenza della Scozia può portare. Per cercare di dare una risposta alle domande economiche abbiamo sentito il professor Giuseppe Di Taranto, ordinario di Storia dell'economia e dell'Impresa all'università Luiss di Roma.

Professor Di Taranto, il governo britannico ha annunciato che in caso di vittoria dei sì la Scozia dovrà rinunciare alla sterlina. Non è possibile che la Scozia possa usare la sterlina anche senza essere parte del Regno Unito, un po' come avviene per l'euro che è adottato da diversi Paesi europei?
"Il problema è che questo referendum è sotto il segno dell'indecisione. Perché leggo nei giornali, soprattutto stranieri, che anche alcuni indipendentisti sono per restare con la sterlina mentre altri sono per abbandonarla. La verità è che, se restassero con la sterlina, dovrebbero avere anche una politica monetaria unica con l'Inghilterra e questo è impossibile. Tra l'altro, questo è un dato tecnico che riguarda anche l'euro e noi: avere una politica monetaria unica significa, di fatto, avere un'unica banca centrale".

Perché, dunque, alla Scozia non conviene restare nella sterlina?
"Perché dovendo avere poi sostanzialmente un'unica politica monetaria con l'Inghilterra, questa politica comune non è sempre positiva per diversi Stati, come vediamo spesso nell'Unione Europea".

Passiamo al debito pubblico britannico. Come si dividerà in caso di scissione?
"Uno dei criteri è in base a chi ha sottoscritto il debito. Questo però è un criterio parziale, quindi indicativo ma non rappresentativo. Nel senso che gran parte di questi titoli del debito pubblico della Gran Bretagna sarà nelle mani di tanti sottoscrittori, che non sono tra l'altro né inglesi né scozzesi. Non sarà facile".

L'economia scozzese rappresenta l'8% del Pil dell'intera economia del Regno Unito. Senza questo 8%, l'economia della Gran Bretagna perderebbe molto?
"No, certamente no. Però tenga presente che, nonostante poi il 92% dell'economia della Gran Bretagna è nelle mani dell'Inghilterra, non dobbiamo dimenticare che se andiamo a vedere il Pil pro capite su per giù siamo allo stesso livello. E questo è un dato significativo. Perché questo significa che la Scozia, col suo 8%, riesce però a mantenere un tenore di vita sostanzialmente similare a quello dell'Inghilterra che invece ha il restante 92%".

L'eventuale scissione provocherebbe scossoni finanziari anche in Italia e nella zona dell'euro?
"Per la zona euro non credo. Perché il vantaggio della Gran Bretagna è stato sempre quello di essere nell'Unione Europea ma fuori dall'unione monetaria europea. Non dimentichiamo che poi, all'interno dell'Unione Europea, il Regno Unito è stato il primo Paese ad uscire dalla crisi e, ormai, ha tassi di crescita che sono più elevati rispetto alla media dell'Eurozona. Quindi al momento sicuramente no. Però tutto dipenderà dalle scelte che farà la Scozia.

Nel senso che se eventualmente dovesse vincere l'indipendenza, e dovesse poi entrare nell'euro, cosa che per la verità io non credo, allora si apriranno nuovi scenari".

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