La svolta ecologista degli jihadisti, banditi i sacchetti di plastica

Il gruppo jihadista somalo di Al Shabaab ha bandito dai propri territori i sacchetti di plastica monouso, accusati di essere una minaccia per il benessere di esseri umani ed animali.

La svolta ecologista degli jihadisti, banditi i sacchetti di plastica

Tornano a far parlare di se i guerriglieri jihadisti di Al Shabaab, una delle più importanti cellule di Al Qaida in territorio africano, tristemente nota negli ultimi anni per i numerosi attacchi terroristici e per le sue fatwe contro qualsiasi cosa possa apparire anche solo lontanamente occidentale, dal calcio alla musica. Questa volta l'organizzazione terroristica, che opera nel sud della Somalia e nelle zone di confine con Uganda e Kenya, ha però deciso di adoperarsi per la causa ecologista, bandendo dai territori da essa controllati i sacchetti di plastica monouso, già vietati da molte nazioni nel resto del mondo per rispetto dell'ambiente. L'annuncio dell'ordinanza è stato trasmesso su Radio Andalus, l'emittente ufficiale del gruppo islamista, durante un'intervista al governatore della regione dell'Oltregiuba Mohammed Abu Abdullah, nella quale ha dichiarato che i sacchetti di plastica: "Rappresentano una seria minaccia per il benessere di esseri umani e animali". Successivamente l'audio dell'intervista è stato riportato online anche dal sito Somalimemo.net, un'agenzia news che molti ritengono sia gestita direttamente dall'ufficio stampa di Al Shabaab.

In risposta a questa nuova misura il giornalista Harun Maruf, creatore dei programmi radiofonici "Investigative Dossier" e "Inside Al Shabaab", ha spiegato in un post su Twitter che: "Il gruppo ha emesso una direttiva generale che vieta l'utilizzo di sacchetti di plastica, giustificando la decisione con i danni che essi procurano alla salute del bestiame e degli esseri umani" - aggiungendo ironicamente - "Le cose che però Al Shabaab non ha ancora bandito sono i bombardamenti, gli assassini e il prendersela con i civili". Anche Mohammed Abdullaahi Ali, uno studente di medicina che vive a Mogadiscio, la capitale della Somalia da cui i miliziani sono stati cacciati nel 2011, trova alquanto bizzarra la nuova misura adottata dell'organizzazione: "Ho letto sui social media che hanno proibito i sacchetti di plastica, e penso sia una buona cosa. Ma mi chiedo allora perché proibiscano anche l'intervento degli operatori sanitari nelle zone da loro controllate. Non riesco a capire perché la salute dell'ambiente sia ritenuta importante ma allo stesso tempo non venga preso in considerazione il contributo degli operatori sanitari".

Tuttavia non è la prima volta che Al Shabaab, o altri gruppi facenti parte della galassia del fondamentalismo jihadista, prendono posizione nei confronti dell'ambiente. Già nel 2016 infatti, la sezione yemenita dell'organizzazione aveva fortemente criticato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama per non aver agito abbastanza nei confronti dei cambiamenti climatici durante il suo mandato. Nel 2017 invece il leader talebano Hibatullah Akhundzada dichiarò che gli afghani avrebbero dovuto impegnarsi nel piantare più alberi, in quanto "Onorano Allah e svolgono un ruolo importante nella protezione dell'ambiente, nello sviluppo economico e nella bellezza della terra".

Il movimento terrorista di Al Shabaab (in arabo "La gioventù") è nato nel 2006 a seguito della sconfitta dell'Unione delle Corti Islamiche durante la guerra civile somala.

Riconosciuto ufficialmente come cellula di Al Qaida nel 2012, il suo obiettivo principale è l'instaurazione della Sharia e l'espulsione di tutti i contingenti militari stranieri dal territorio della Somalia, oltre ovviamente al rovesciamento del Governo Federale che guida il paese dal 2012. A causa dei decenni di guerra inoltre, la Somalia soffre a livello ambientale di gravissimi problemi di approvvigionamento idrico e di deforestazione.

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