Un passo avanti per i diritti delle donne. Così erano state descritte su buona parte della stampa internazionale le ultime elezioni in Arabia Saudita, con un certo grado di raziocinio, perché per la prima volta in politica erano arrivate anche esponenti del sesso femminile. Ma anche con un eccessivo ottimismo nel cambiamento in atto.
È dalla città di Gedda che arriva la conferma che ancora molto deve cambiare per le donne, anche per chi ha ottenuto un mandato dai sudditi del regno degli al-Saud. Se infatti sono due le consigliere elette, quello che il risultato delle urne non ha cambiato è lo stato di segregazione in cui sono costrette a vivere, separate anche fisicamente dai colleghi, in una situazione che impedisce loro di fatto di svolgere il proprio lavoro.
Le donne del consiglio sono costrette a stare in una stanza diversa, con un muro tra loro e gli altri eletti. Quando va bene comunicano via e-mail, quando va male con gli sms e con un sistema di telecamere a circuito chiuso, perché per la rigida morale saudita è proibito per persone di sessi diversi persino di sedere nello stesso luogo, ragion per cui i locali pubblici sono rigorosamente segregati.
È il Wall Street Journal a raccogliere
la denuncia di una delle consigliere, Rasha Hafza. "Così ci rendono il lavoro davvero difficile", ha raccontato, denunciano come nelle ultime elezioni le donne candidate siano state poco più di una trovata pubblicitaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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