Bloccato il sito sulle "sette eresie". Il Vaticano nega: "Filtri nei pc"

Dai computer interni non si può firmare la petizione contro papa Francesco. Il Vaticano: "Nessuna censura, solo filtri nei pc"

Bloccato il sito sulle "sette eresie". Il Vaticano nega: "Filtri nei pc"

Nessuna censura contro il sito della Correctio Filialis che accusa Papa Francesco di aver sostenuto posizioni "eretiche". Lo assicura la direzione della Sala Stampa della Santa Sede che smentisce così la notizia diffusa stamattina dall’Ansa, secondo la quale l’accesso al sito internet della lettera di 25 pagine indirizzata al Santo Padre da 62 tra sacerdoti e laici sarebbe stato bloccato dalla Segreteria per la comunicazione della Santa Sede “in accordo con le politiche di sicurezza istituzionali".

I computer disponibili all’interno della Sala Stampa per i giornalisti e il personale autorizzato chiariscono, al contrario, da via della Conciliazione, dispongono di filtri che regolano la libera navigazione su internet. Fra questi ce n’è uno “che impedisce di richiedere o fornire dati personali, per evitare operazioni indesiderate”. Dai pc della Sala Stampa, quindi, si può accedere liberamente al sito www.correctiofilialis.org e navigare al suo interno, ma non si può sottoscrivere l'appello contenuto nella lettera “in quanto il formulario richiede proprio di fornire alcuni dati personali”. Questo, spiegano dalla Sala Stampa della Santa Sede, “è ciò che comunemente accade da sempre per qualsiasi altro sito che richieda quel tipo di informazioni”, in particolare "quando portano ad altri indirizzi all'estero e questo per ragioni di sicurezza".

Nessuna misura volta a impedire la diffusione all’interno dei sacri palazzi della missiva indirizzata al Papa lo scorso 11 agosto e resa pubblica nella giornata di ieri, ribadiscono, quindi, dalla Santa Sede. "Figurarsi se facciamo questo per una lettera con 60 nomi", scherza, infine, il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke.

Nella lettera decine di sacerdoti e laici hanno invitato il Papa a correggere sette posizioni “sostenute” nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia e “mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate”, bollate dagli estensori del documento come “eretiche”. Le presunte posizioni non in linea con il magistero cattolico riguardano, secondo i firmatari, “il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti”. E Papa Francesco, si legge nella Correctio Filialis, avrebbe “causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica”.

Il principale oggetto del contendere, in sintesi, sarebbero le affermazioni contenute nell’Amoris Laetitia riguardo l’accesso alla comunione per i divorziati e risposati che convivono more uxorio. Le stesse che erano state oggetto dei cinque “dubia” presentati al Papa dai cardinali Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Raymond L. Burke e Joachim Meisner. Attraverso queste asserzioni, si legge nel riassunto del documento, il Papa avrebbe permesso “direttamente o indirettamente", "che si credesse che l’obbedienza alla Legge di Dio possa essere impossibile o indesiderabile e che la Chiesa talvolta dovrebbe accettare l’adulterio in quanto compatibile con l’essere cattolici praticanti”.

Non solo, nel testo i firmatari attribuiscono l'attuale crisi in corso nella Chiesa al "modernismo", che teologicamente "sostiene che Dio non ha consegnato verità definite alla Chiesa", e "all'apparente influenza delle idee di Martin Lutero su Papa Francesco", in particolare su " matrimonio, divorzio, perdono e legge divina".

La “correzione filiale” arriva da decine di appartenenti all’universo tradizionalista. Tra questi, spiccano alcuni nomi celebri come quello dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, del superiore della Fraternità San Pio X, il lefebvriano Bernard Fellay, di monsignor Antonio Livi, illustre teologo, dello storico e vice presidente del CNR, Roberto De Mattei e del presidente dell’Associazione Avvocati Cattolici Americani, Christopher Ferrara.

Nessun porporato però ha scelto di apporre la sua firma in calce al documento, anche se, in passato, il cardinale Burke aveva ipotizzato la possibilità di presentare una "correzione formale" a Papa Francesco, qualora il Santo Padre non avesse risposto ai “dubia” sull’Amoris Laetitia.

Lo scopo della correzione, tuttavia, ha spiegato ieri Gotti Tedeschi a La Stampa, non è quello di “dare dell’eretico al Papa”, ma di salvaguardare il “bene della Chiesa" e del Papa stesso.

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