Washington - Prosecuzione degli sforzi sul campo ma anche e soprattutto contrasto online: è questo il doppio binario su cui si articola la più recente revisione della strategia anti-Isis, secondo quanto emerso durante il summit della coalizione globale guidata dagli Stati Uniti che si è tenuto ieri a Washington. Il primo dal 2014 con la formazione dei 68 Paesi al completo (presente anche la numero uno della diplomazia europea Federica Mogherini). «La sconfitta dello Stato Islamico è l'obiettivo numero uno degli Usa in Medio Oriente», ha detto il segretario di stato Rex Tillerson dando il via ai lavori. «Il presidente Trump ha promesso di distruggere l'Isis, ed è quello che faremo». Il titolare di Foggy Bottom ha spiegato che l'obiettivo della prossima fase è «l'eliminazione regionale del Califfato attraverso la forza militare», sottolineando che la coalizione ha fatto progressi significativi, con il flusso dei foreign fighters nella regione diminuito del 90% rispetto allo scorso anno. «È più difficile per i terroristi entrare e, cosa ancora più importante, uscire per minacciare i nostri Paesi», ha osservato. Mentre sul fronte della lotta alla propaganda sul web c'è stata una riduzione del 75% sui contenuti online dell'Isis in un anno, e di 475mila account Twitter collegati all'organizzazione terroristica. «Dobbiamo combattere l'Isis online con la stessa aggressività che usiamo sul terreno - ha chiosato Tillerson - Non deve svilupparsi un Califfato digitale al posto di quello fisico». «Come abbiamo visto negli attacchi di Nizza, Berlino, Orlando e San Bernardino, internet è l'arma migliore che l'Isis ha per reclutare e radicalizzare i suoi combattenti», ha precisato. Proprio in quest'ottica, il segretario di stato ha esortato i membri della coalizione a superare le rivalità nazionali per condividere le informazioni e collaborare con gli sforzi antiterrorismo delle forze dell'ordine. Sullo stesso filone si è soffermato anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano: «È questa la nuova sicurezza globale - ha spiegato il titolare della Farnesina - che prevede l'abbattimento dei muri informatici e lo scambio delle informazioni.
Ciò però si basa su un pilastro, la fiducia». E a suo parere significa, da un punto di vista politico, che «l'amministrazione americana vuole costruire fiducia nella relazione tra i partner della Global Coalition». Tillerson ha promesso anche che l'uccisione del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi è solo «questione di tempo»: «Quasi tutti i suoi collaboratori sono morti, compresa la mente degli attentati di Bruxelles. È solo una questione di tempo prima che anche lui vada incontro allo stesso destino». Dopo di lui ha preso la parola il premier iracheno Haider al-Abadi, che ha confermato di aver «raggiunto molti importanti traguardi dall'ultimo summit». Al-Abadi è l'immagine della coalizione, che sta combattendo a Mosul per riconquistare la seconda capitale dopo Sirte. E a proposito di Libia, Alfano ha sottolineato come l'Italia abbia portato al vertice la sensibilità sulla questione libica, che deve essere rafforzata in cima alle priorità mondiali. «Non possiamo correre il rischio che tra la minaccia nordcoreana, la questione ucraina e il vertice di Ginevra che inizia domani sulla Siria - ha detto - questo dossier rimanga nelle retrovie dell'agenda internazionale».
Così come l'attenzione ai beni culturali: «C'è un effetto collaterale della guerra al Califfato, ossia la distruzione di enormi patrimoni culturali, che vengono saccheggiati e a volte fanno parte del Pil del terrore, perché con il loro contrabbando si finanzia l'estremismo». Per Alfano è un fatto molto positivo che «l'amministrazione Trump abbia deciso di cominciare proprio dall'antiterrorismo, poiché è un punto che unisce, un segnale molto netto e chiaro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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