Montecarlo, che cosa non torna nell’inchiesta-lampo sulla casa di An

Dieci domande alla procura. Il presidente della Camera ha poco da esultare: tre mesi di ombre dell'ex leader di An. Allora Scajola può tornare ministro

Montecarlo, che cosa non torna nell’inchiesta-lampo sulla casa di An

Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica


Signor procuratore di Roma, Giovanni Ferrara. Non ce ne voglia, ma ci sono svariate cose che proprio non tornano. La richiesta d’archiviazione a sua firma, e a firma del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, nonché la vostra nota diramata martedì ai cronisti e alle agenzie di stampa, sollevano interrogativi che non possono essere lasciati cadere. Ci siamo permessi di sottoporle alcune domande scaturite delle tantissime mail e telefonate ricevute da lettori increduli per le modalità con le quali il suo ufficio ha portato avanti e concluso una delle inchieste più veloci di sempre.

A Signor procuratore, come mai lei e il suo vice avete sostenuto che l’inchiesta per truffa ruotava essenzialmente intorno alla congruità del prezzo di vendita dell’appartamento (vedi agenzia Ansa del 20 settembre 2010) tanto da inoltrare un supplemento di rogatoria ai competenti uffici di Montecarlo, e poi quando questi stessi uffici (la Chambre Immobiliére Monegasque) vi hanno dimostrato che il prezzo di vendita dell’appartamento in Boulevard Princesse Charlotte, 14 non era congruo manco per niente (essendo circa tre volte inferiore ai prezzi di mercato del 2008, anno dell’alienazione da An alla società Printemps) non avete più ritenuto importante questo dettaglio ritenuto «fondamentale» fino al giorno prima, e avete ripiegato sulla vostra «non competenza» penale a indagare perché si trattava di roba da codice civile?

B Signor procuratore, se lei e il suo ufficio sapevate dall’inizio che il problema era civile e non penale, perché ha condotto ben due rogatorie a Montecarlo e ha interrogato testimoni per capire se il prezzo della vendita della casa abitata dal cognato del presidente della Camera era «congruo»?

C Signor procuratore, perché sulla congruità del prezzo di vendita dell’immobile monegasco, lei e il suo ufficio avete disposto due perquisizioni-acquisizioni nella sede di An di via della Scrofa quando il problema, già all’epoca, era penale e non ancora civile, mentre oggi si sostiene il contrario?

D Signor procuratore, perché ai giornalisti che chiedevano chiarimenti a lei o al suo ufficio sul sollecito d’archiviazione, ha confermato che vi furono altre offerte d’acquisto al partito quando, anche questo dettaglio, viene considerato dai vostri uffici un dato ininfluente ai fini del rilievo penale?

E Signor procuratore, perché nel suo comunicato fa riferimento allo stato fatiscente dell’appartamento al momento della vendita prendendo per buone le dichiarazioni delle sole persone vicine a Gianfranco Fini, senza invece prendere a verbale tutte quelle altre persone che - rintracciate dal Giornale - in quell’appartamento hanno lavorato o vi sono entrate in tempi non sospetti?

F Signor procuratore, lei o il suo ufficio, per quanto se ne sa, avete convocato e interrogato solo il senatore Francesco Pontone, e non anche l’ex presidente di An, Gianfranco Fini. Essendo entrambi indagati per il medesimo reato, perché avete ascoltato esclusivamente il primo e non il secondo?

G Signor procuratore, come mai in un’inchiesta per truffa non ha sentito il bisogno di interrogare Giancarlo Tulliani, vero «dominus» dell’operazione immobiliare, «dominus» perché convince Fini a vendere l’immobile che nessuno sapeva essere in vendita, «dominus» perché in contatto con la prima società off-shore di Saint Lucia (Printemps), «dominus» perché lui stesso va poi ad abitare in affitto dalla seconda off-shore (Timara) nell’immobile che fece vendere a Fini, «dominus» perché secondo il governo di Saint Lucia proprio Tulliani starebbe dietro le società proprietarie dell’immobile di Montecarlo?

H Signor procuratore, se il problema era civile e non penale, e soprattutto se Tulliani non ha meritato una convocazione in procura nemmeno come persona (certamente) informata sui fatti, perché lei o il suo ufficio avete spedito la Guardia di Finanza (lo ha scritto ieri il Corriere della sera, senza ricevere smentite) a controllare il conto corrente del cognato di Fini a Montecarlo (conto che Il Giornale ha reso noto pubblicando i riferimenti bancari impressi sulla bolletta della luce della casa di Montecarlo)?

I Signor procuratore, facendo seguito alla domanda precedente, perché vi interessava sapere se i versamenti del giovane Tulliani erano congrui con le spese sostenute per il pagamento dell’affitto posto che proprio l’affitto, e la titolarità della proprietà dell’appartamento, sono temi che a vostro avviso interessano un’eventuale azione civile e non penale? E già che avete chiesto quest’informazione alla Gdf, avete anche indagato sulla doppia firma identica sulla trascrizione sul registro pubblico dello stesso contratto d’affitto?

J Signor procuratore, come si spiega che per la prima volta negli ultimi anni la notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati di un politico importante come Gianfranco Fini non è trapelata a differenza di quella riguardante tantissimi altri politici, essenzialmente di centrodestra, finiti immediatamente sulla stampa (vedi l’inchiesta sulla cosiddetta P3, quella su Finmeccanica, oppure la «cricca di Bertolaso&Co» solo per citare i primi che vengono a mente)? Lei in più occasioni ha fatto presente che il ruolo di Fini era assolutamente marginale, estraneo, all’inchiesta di Montecarlo.

E invece era indagato, proprio come Silvio Berlusconi e il figlio Piersilvio nello stralcio dell’inchiesta sui diritti Mediaset, il cui invito a comparire (che porta la sua firma e quella del suo aggiunto Laviani) è stata sbandierata ai quattro venti. Come spiega la fuga di notizie nel secondo caso, e il giusto riserbo nel primo?

gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
massimo.malpica@ilgiornale.it

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