Montecarlo, scagionato Frattini «Non c’è nessun abuso di ufficio»

RomaLa risposta all’interrogazione «monegasca» di Frattini al Senato? «In essa non è individuabile la violazione di alcuna norma, rimanendo esclusa la configurabilità del reato di abuso d’ufficio».
Il virgolettato non proviene da una nota della Farnesina, ma dalla richiesta di archiviazione con la quale la procura di Roma chiede di chiudere il caso, nato con la denuncia di un militante di Fli che aveva portato all’iscrizione del ministro nel registro degli indagati. Dunque, spiegando che la lettera giunta alla Farnesina dalle autorità di Saint Lucia confermavano che Giancarlo Tulliani era il titolare di fatto delle società caraibiche proprietarie della casa di Montecarlo, Frattini non ha violato «norme di legge o regolamentari».
Con buona pace dei giustizialisti a geometria variabile. Come, per esempio, il capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, che commentando l’«indagine», lo scorso primo febbraio, era arrivato a dire che «Frattini indagato nell’esercizio delle sue funzioni è la pessima immagine che l’Italia dà all’estero». E a prevedere, sbagliando, che l’apertura del fascicolo in procura fosse «soltanto il primo capitolo di una storia torbida di cui il ministro è stato protagonista».
Così torbida che alla procura quel «primo capitolo» basta e avanza per chiedere l’archiviazione, con una nettezza di termini ben distante dalle acrobatiche motivazioni con cui i pm romani, pur ribadendo le anomalie nell’affaire immobiliare monegasco, e aprendo la porta a un giudizio civile, hanno proposto l’archiviazione per il leader di Bocchino, Gianfranco Fini, indagato per truffa per la compravendita dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte, quello appunto dove poi è andato a vivere il «cognato» Tulliani.
Alle accuse di dossieraggio di Bocchino, Frattini aveva già replicato giorni fa, attribuendo il carteggio con il primo ministro di Saint Lucia Stephenson King proprio a un’iniziativa di Fli, e più precisamente alla richiesta di «chiarimenti» da parte del finiano Carmelo Briguglio, dopo che a mezzo stampa erano giunte dai Caraibi conferme sulle missive ufficiali del governo di Saint Lucia che individuavano in Tulliani il «beneficial owner» di Printemps e Timara.
Ora è direttamente la procura a sgombrare il cielo dalle torbide nubi. «La documentazione pervenuta - spiegano le toghe nella richiesta - con i chiarimenti che il ministro ha ritenuto di fornire, soddisfa le richieste istruttorie di questo ufficio con la trasmissione del provvedimento, che devono pertanto considerarsi rinunciate». I «chiarimenti» del titolare della Farnesina sono stati inviati in procura lo scorso 2 febbraio. Una nota con la quale Frattini spiega «l’esigenza di chiarezza» che lo ha spinto, in seguito alle «polemiche insorte non solo tra gli organi di informazione ma anche in ambito parlamentare» (con tanto di evocazione di «servizi deviati») a «richiedere un chiarimento ufficiale sull’origine e l’autenticità dell’atto emesso dal ministro della giustizia dello Stato estero». Chiarimento che, ha spiegato ai pm Frattini, è stato «inoltrato, nell’esercizio delle funzioni di ministro degli Esteri, con lettera ufficiale del 6 ottobre 2010, trasmessa per via diplomatica».


Quanto basta perché i magistrati che avevano aperto il fascicolo (il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Alberto Caperna) si convincano che «il fatto, per i profili di possibile rilievo penale, appare adeguatamente ricostruito». Tanto che, concludono, «non si ritengono necessari ulteriori approfondimenti e possono formarsi le richieste conclusive». Ossia l’archiviazione.

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