Montecitorio tra risse e scritte in bagno

Dopo lo stupore il clima si scalda. Farina è il primo ad abbracciare Papa. In Transatlantico il Pdl D'Anna stuzzica Cera (Udc). Che reagisce aggredendolo

Montecitorio tra risse e scritte in bagno

Roma - Scende il gelo nell’aula di Montecitorio quando Gianfranco Fini proclama la votazione con cui l’assemblea di Montecitorio concede il via libera all’arresto di Alfonso Papa. Niente urla o cenni di esultanza. Nessun commento né dalla maggioranza né dall’opposizione, anche perché Roberto Giachetti si occupa di bloccare ogni accenno di giubilo nelle fila del Pd. Soltanto un silenzio tombale che tradisce un innaturale stupore per il risultato apparso sul tabellone. E le lacrime di Maria Rosaria Rossi che copre con un paio di occhiali neri un pianto a dirotto.
In questo clima surreale Papa si alza immediatamente dal proprio banco e lascia l’emiciclo. Ad avvicinarlo, il deputato Pdl Renato Farina che lo saluta e lo abbraccia. Immobile al suo posto Silvio Berlusconi che lo guarda quasi incredulo. Molti occhi restano fissi sul certificato luminoso del voto: 319 a favore, 293 contrari. In pratica una perdita di 27 voti per la maggioranza. Leggendo i tabulati della votazione nessun deputato del PdL risulta assente. Due quelli che hanno marcato visita nella Lega: Giacomo Chiappori e Raffaele Volpi. Erano poi assenti dalla votazione Pippo Scalia, per Fli Francesco Divella, Donato Lamorte e Mirko Tremaglia; Antonio Gaglione del Misto e, per l’Udc Piero Marcazzan, Riccardo Merlo e Luca Volontè. In missione risultavano Umberto Bossi, Paolo Romani, Franco Frattini, Gianfranco Miccichè, Laura Ravetto e Angelo Salvatore Lombardo dell’Mpa.
Per certificare un voto di cui evidentemente si sentono orgogliosi e per scacciare via i sospetti di intelligenza con il nemico, i parlamentari del Pd, dell’Idv e anche alcuni leghisti adottano una particolare tecnica di voto, con l’indice della mano sinistra inserito nella cavità dove si trovano i pulsanti, che rende sostanzialmente impossibile digitare il «no». «Hanno giocato a fare i piccoli Di Pietro dicendo sì all’arresto di Papa e facendosi fotografare: è un gioco molto pericoloso», commenta Margherita Boniver, deputato del Pdl. Adotta l’escamotage anche Roberto Maroni, da molti individuato come il capo della sortita delle manette. Uno stratagemma che il Sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, definisce «gravissimo» al punto da prospettare la possibilità di «annullamento della votazione» per la quale era stato richiesto il voto segreto. Il più amareggiato appare comunque Fabrizio Cicchitto, uno che ha vissuto la stagione degli eccessi di Mani Pulite e sente il ritorno di quel clima. «Il sì all’arresto rappresenta un voto liberticida, la maggioranza della Camera si è assunta una grande responsabilità». In Transatlantico si sfiora anche la rissa poco dopo il voto. Il deputato Pdl Enzo D’Anna ferma il collega dell’Udc, Angelo Cera, e gli chiede: «Guarda che nelle carte di Bisignani è citato più volte il nome di Cesa. Quando arriverà la richiesta per lui come voterete?». A quel punto Cera si innervosisce e si lancia contro il collega. Intervengono i commessi e nello stesso momento arriva anche Pier Ferdinando Casini che trascina via il deputato del suo gruppo. «Casini, insegnagli l’educazione a questo qua», lo apostrofa D’Anna.

In questo clima su una porta di legno dei bagni di Montecitorio compare perfino una scritta: «Cosentino camorrista, Papa in galera». Il sigillo di una nuova escalation giustizialista. Sia pure esercitata a camere alterne.

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