È di nuovo bufera su Rocca Salimbeni. Monte Paschi, a un anno dalla vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto, torna sotto i riflettori come vittima di un truffa da 90 milioni perpetrata, a suo danno, dalla cosiddetta «banda del 5%». Il mercato, tuttavia, non sembra essersene preoccupato eccessivamente. Il titolo di Rocca Salimbeni ha chiuso infatti la seduta praticamente in pari (0,18 euro).
Ieri, all'alba, sono partite perquisizioni in Italia e all'estero da parte della Finanza su ordine dei pm di Siena nell'ambito del principale filone delle indagini, quello riguardante gli ex vertici della banca più antica del mondo. Controlli sarebbero stati effettuati a Milano, Monza, Siena, Roma e anche Ravenna. Non solo. Si parla anche di nuove rogatorie a Singapore dove sarebbero state rintracciate somme riconducibili all'inchiesta giudiziaria.
Il blitz di ieri costituisce un ulteriore sviluppo su alcune operazioni finanziarie effettuate nel corso della precedente gestione della banca. Le indagini riguardano quelle «creste», per l'appunto del 5%, di cui avrebbero beneficiato ex broker e dipendenti nei confronti di chi avesse voluto fare affari con l'istituto. La truffa sarebbe avvenuta attraverso operazioni e passaggi di denaro su diversi conti intestati a società e fiduciarie con sedi in Paesi offshore. In questo modo al Monte, parte lesa del raggiro, sarebbero stati sottratti 90 milioni di euro, di cui 47 già sequestrati tra gennaio e ottobre 2013.
La lista degli indagati sarebbe ora arrivata a undici persone. Tra queste Gianluca Baldassarri (già capo dell'area finanza di Banca Mps) - attualmente sotto processo con l'ex presidente della banca, Giuseppe Mussari, e l'ex direttore generale Antonio Vigni per il reato di ostacolo alla vigilanza in relazione alla ristrutturazione del derivato Alexandria -, Alessandro Toccafondi, titolari dell'agenzia Enigma, Matteo Pontone, e Maurizio Fabris.
Già un anno fa a Baldassarri e a Toccafondi erano stati sequestrati, rispettivamente, 20 e 13,8 milioni di euro. Non mancherebbero, poi, alcuni broker esterni al gruppo senese. Per gli indagati l'accusa è di associazione transnazionale a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della banca che è quindi parte lesa nel procedimento.
I pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, avevano anche chiesto l'arresto nei confronti di 8 persone per inquinamento probatorio e pericolo di fuga reale e concreto, nonché dissipazione dei proventi della truffa. Il gip Ugo Bellini, invece, si è limitato a concedere la misura del divieto di espatrio. Già oggi, tuttavia, i pm senesi dovrebbero rivolgersi al Tribunale del riesame di Firenze contro la decisione del gip di non concedere la custodia cautelare degli indagati.
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