«Lo do per scontato». Se i retroscenisti in crisi di astinenza da governo politico si interrogano sul futuro di Super Mario (o nonno Mario, come da affettuosa lettera di un bambino pubblicata nel sito del governo), il diretto interessato tiene a precisare che l’esperienza di Palazzo Chigi, per quanto lo riguarda, ha una scadenza precisa: la primavera del 2013, cioè la fine della legislatura. Difficile direse il premier sia veramente convinto o se abbia escluso il sequel solo per dare l’esempio ai giovani, invitati ad essere disposti a cambiare lavoro il più possibile («che monotonia il posto fisso»). In ogni caso l’invito che il premier rivolge a tutti-prima in un’intervista al Tg5 e poi alla trasmissione Matrix - è a distogliere l’attenzione da questi temi. Non risponde nemmeno all domanda se, quando lascerà il governo, conserverà un ricordo positivo: «Solo se l’Italia sarà in una posizione molto migliore di oggi, ma penso che ce la faremo».
Le certezze del Presidente del consiglio sono due. Una è che il suo governo dipende dal consenso dei partiti. «Non mi aspetto appoggio se faremo cose sbagliate. Mi aspetto che,da un giorno all’altro, saremo invitati ad andarcene e ovviamente lo faremo». A questo proposito ringrazia l’ex premier Silvio Berlusconi che ieri ha confermato l’appoggio:«Sono cose che possono rassicurare i mercati e gli osservatori esteri». I rapporti li tiene più che altro con Alfano, ma «è ovvio che al mio predecessore sono molto riconoscente e lo ringrazio per il senso di responsabilità ». Anche perché al leader del centrodestra deve le prime responsabilità politiche: «Se mi sono avvicinato alla cosa pubblica è perché nel 1994 Berlusconi, appena nominato presidente del Consiglio, mi ha chiesto se volevo fare il commissario europeo ».
L’altra certezza di Monti è che le riforme sono necessarie e vitali per il Paese. Come le liberalizzazioni.
Proprio ieri parte del provvedimento appena licenziato da Palazzo Chigi è stato bocciato dalla commissione Giustizia del Senato. Ma se su questo tema prevarranno le «resistenze corporative» la situazione del Paese «si deteriorerà e andremo a sbattere. Allora sarebbe meglio che studiassimo il greco, non quello antico, ma quello moderno». Quindi niente timidezze sulle liberalizzazioni. Sulle privatizzazioni, invece, calma e gesso: «Il governo non ha messo come priorità le privatizzazioni, anche perché nel passato si è stati costretti a privatizzazioni non sempre fatte nel modo migliore». Resta una «possibilità», niente più.
Molta attenzione ai temi del lavoro, anche perché oggi è in agenda il secondo incontro governoparti sociali sulla riforma. E il messaggio del premier è chiaro: fare in fretta («dialogo, ma in tempi europei ») e niente pregiudizi da parte dei sindacati («l’articolo 18 non è un tabù. Può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia e il futuro dei giovani in un certo contesto ma può essere abbastanza accettabile in un altro contesto »). Più in generale Monti dà per scontato che i giovani dovranno fare i conti con la flessibilità. E lo dice con parole che hanno già suscitato reazioni dure, soprattutto a sinistra: «I giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita.Tra l’altro,che monotonia il posto fisso. E meglio cambiare ma bisogna accettare le sfide».
Il governo tecnico non si occuperò di altri temi. In particolare quelli etici e la legge elettorale. «Ho opinioni personali, ma non considero questo tema parte della mia missione di governo».
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